Israele – L’esecutivo vuole la legge sul carattere ebraico dello Stato
Dopo un duro scontro interno, il governo israeliano ha approvato la legge che definisce ufficialmente Israele come stato ebraico. Il disegno di legge, che ora approderà alla Knesset, è passato con 14 voti favorevoli mentre 7 sono i ministri che hanno votato contro alla proposta. Toni forti e accuse reciproche, riportano i media israeliani, hanno caratterizzato la riunione di gabinetto con il Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu (con una eccezione, l’astensione di Limor Livnat, ministro della Cultura), Israel Beitenu del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman e Habayt Yehudì di Naftali Bennet, ministro dell’Economia, a sostenere il progetto di legge. Yair Lapid, ministro delle Finanze nonché guida di Yesh Atid, e il ministro della Giustizia Tzipi Livni, di Hatnua, si sono invece strenuamente opposti. Il disegno di legge riconosce il carattere ebraico di Israele, dichiara la legge ebraica come fonte di ispirazione del legislatore, e non prevede l’arabo tre le lingue ufficiali del paese. Il procuratore generale di Israele ha espresso le sue riserve in merito alla norma mentre Netanyahu ne ha rivendicato l’importanza. Israele garantisce “uguali diritti a tutti i cittadini e su questo punto vogliamo insistere – ha dichiarato Netanyahu – Ma solo il popolo ebraico ha diritti nazionali: una bandiera, un inno, il diritto di ogni ebreo di emigrare nel paese e altri simboli nazionali. Questi sono garantite solo al nostro popolo, nel suo unico stato”. Secondo Lapid e Livni la formula proposta andrebbe a creare una classe di cittadini di serie b. “Questa mattina ho parlato con la famiglia di Zidan Saif, (il poliziotto druso) che è stato ucciso per proteggere dei religiosi ebrei durante l’attacco terroristico alla sinagoga di Gerusalemme. Cosa diremo alla sua famiglia? Che sono cittadini di seconda classe?”, la domanda polemica di Lapid. C’è chi, come il ministro della Scienza Yaacov Peri, sostiene che non è il momento di mettere sul tavolo una proposta di questo tipo. “Non capisco perché accelerare ora sulla legge in un momento così delicato”, ha affermato Peri, riferendosi alle tensioni delle scorse settimane in Israele con diversi attacchi terroristici e proteste violente dei palestinesi per le strade.
Mentre il governo si divide su questioni interne, le notizie dall’estero sono positive, in particolare quelle che arrivano dalla Germania: la cancelliera Angela Merkel ha infatti respinto l’idea che Berlino possa riconoscere unilateralmente la Palestina. Solo i negoziati tra israeliani e palestinesi possono risolvere la situazione, la posizione della Merkel. “Il riconoscimento unilaterale non farebbe fare passi avanti verso la soluzione dei due stati”, ha affermato il primo ministro tedesco. Sulle pagine del Corriere della Sera, intanto, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sis ribadisce la sua vicinanza a Israele ma chiede la nascita di uno Stato Palestinese. “Noi siamo pronti a inviare forze militari all’interno di uno Stato palestinese. – ha affermato al Sisi -Aiuterebbero la polizia locale e rassicurerebbero gli israeliani con il loro ruolo di garanzia. Non per sempre, s’intende. Per il tempo necessario a ristabilire la fiducia. Ma prima deve esistere lo Stato palestinese dove inviare le truppe”.
Daniel Reichel
(23 novvembre 2014)