Israele – Verso le nuove elezioni
La politica israeliana è proiettata verso le elezioni del prossimo 17 marzo. Nella notte è arrivata la notizia del definitivo scioglimento della Knesset e così, dopo meno di due anni, gli elettori saranno richiamati alle urne. In questi 99 giorni la campagna elettorale avrà tra i temi cardine la sicurezza, dopo la preoccupante ondata di attentati per mano del terrorismo palestinese che ha colpito il paese negli ultimi mesi. Un attacco terroristico è stato sventato questa mattina nei pressi dell’insediamento di Tekoa, nella West Bank: le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato due palestinesi che, secondo quanto riportano i media israeliani, hanno confessato di aver pianificato un attentato. Ai sospettati è stato requisito un coltello e uno dei due è risultato essere il nipote di Amar Abu Eisha, l’uomo considerato responsabile del rapimento e dell’uccisione di Naftali Fraenkel, Gilad Shaar ed Eyal Yifrach. Già nelle ore precedenti l’arresto, l’esercito israeliano aveva allertato le autorità della zona di un possibile pericolo di attentato.
Intanto dalle Nazioni Unite è arrivata la notizia che l’Autorità palestinese ha ottenuto di diventare membro osservatore al summit del Tribunale penale internazionale, un passo ulteriore – affermano fonti palestinesi – nella strada per portare Israele davanti alla Corte per presunti crimini di guerra. Più volte, per parte israeliana, è stato sottolineato come questo iter sia di ostacolo a qualsiasi negoziato che possa portare alla pace. A fine novembre l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite aveva denunciato come il dibattito portato avanti dai paesi membri dell’Onu rispetto ai diritti dei palestinesi in realtà sia diventato un attacco all’esistenza di Israele. “Alle nazioni che continuano a permettere che il pregiudizio prevalga sulla verità io dico J’accuse – dichiarava Prosor, citando le note parole di Emile Zola rispetto all’affaire Dreyfus – vi accuso di ipocrisia. Vi accuso di chiedere concessioni a Israele ma di non chiedere nulla ai palestinesi”. Un concetto ribadito più volte anche dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che si appresta a guidare il Likud in questi mesi di campagna elettorale. Le primarie interne al partito del 31 dicembre appaiono per Netanyahu come una formalità: il suo è l’unico nome forte all’interno del Likud anche se la sua leadership è stata messa – e sarà messa – alla prova dalle diverse correnti che dividono il partito.
Daniel Reichel
(9 dicembre 2014)