Torino – 1934-2014: ebrei antifascisti, il ricordo di figli e nipoti
L’incontro “1934 Quegli arresti di ebrei torinesi antifascisti. Il ricordo dei protagonisti nelle parole dei loro figli e nipoti”, organizzato per questa sera al Centro Sociale della Comunità ebraica di Torino in collaborazione con ’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto) e con il Museo diffuso della Resistenza è dedicato a quella stagione in cui a Torino si scatenò in un terribile crescendo l’antisemitismo fascista. La serata vedrà la partecipazione di Carlo Ginzburg, Anna Foa, Giovanni Levi, Bice Fubini e Manuel Segre Amar, figli e nipoti di coloro che vennero arrestati durante quella vicenda insieme a Chiara Colombini, dell’Istoreto, che curerà l’introduzione storica, mentre sarà Giulio Disegni, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a condurre la serata.
“Il giorno 11 corrente, proveniente dalla Svizzera, transitava per il valico di Ponte Tresa un’automobile di marca straniera guidata dal proprietario Segre Sion, fu Emanuele, di anni 24, nato e domiciliato a Torino, e nella quale viaggiava pure Levi Mario, di Giuseppe, domiciliato a Ivrea. I due, fermata la macchina per il consueto controllo della polizia, furono trovati in possesso di numerosissimi stampati e libelli antifascisti da diffondersi prima del plebiscito del 25 marzo. Il Levi, vistosi scoperto, si dava alla fuga riparando in territorio svizzero da dove, fra le altre basse invettive contro la nazione italiana gridava: ‘Cani di italiani vigliacchi’.”
Queste le prime righe della notizia, pubblicata il 31 marzo 1934 sulla prima pagina de La Stampa, intitolata “Arresti di ebrei antifascisti operanti di intesa con i fuoriusciti”.
Il comunicato diffuso il giorno prima dall’agenzia Stefani, “Ebrei antifascisti al soldo dei fuoriusciti assicurati alla giustizia dall’Ovra”, che era stato ripreso dai principali quotidiani italiani, riportava però una falsità: Levi, una volta attraversato a nuoto il Tresa e tratto in salvo dalla Guardia federale svizzera, aveva gridato una cosa ben diversa, ossia “Viva la libertà! Abbasso il fascismo!”. Un dettaglio non da poco, visto che – come spiega proprio Chiara Colombini su La Stampa – “quel ‘cani italiani’ è funzionale a presentare gli arrestati come antifascisti perché antitaliani, e antitaliani perché ebrei.” E, ha osservato Alberto Cavaglion “Nel rapporto tra antifascismo ed ebraismo in quella fase era il primo a prevalere: prima di tutto si era antifascisti, il problema dell’appartenenza passava in secondo piano”.
Nonostante l’arresto dell’11 marzo sia comunemente considerato il punto di partenza dell’indagine che poi portò alla campagna di arresti che a fine mese raggiunse Leone Ginzburg, Carlo Levi e suo fratello Riccardo, Gino e Giuseppe Levi (fratello e padre di Mario), Barbara Allason, Carlo Mussa Ivaldi, Giovanni Guaita, Giuliana Segre, Marco Segre, Attilio Segre, Cesare Colombo, Leo Levi, Camillo Pasquali, le indagini dell’OVRA erano iniziate da tempo, anche grazie a una spia: l’ingegnere francese René Odin millantando la necessità di viaggi commerciali in Italia, era apparso perfetto al centro parigino di Giustizia e Libertà per tenere i collegamenti e raccogliere informazioni. Era un gruppo di giovani che il Questore di Torino nella sua “Denunzia per l’ammonizione” nei confronti di Bobbio, Einaudi, Luzzati, Pizzardo e Salvatorelli, datata 10 luglio 1935, descrisse così: “È noto che in Torino l’attività cospirativa dell’organizzazione antifascista denominata ‘Giustizia e Libertà’ fin dal 1932 ebbe a trovare un substrato favorevole al suo sviluppo, specie nel campo dei cosidetti intellettuali, a preferenza, giovani laureati e studenti”. E, ricordando i primi arresti, scrive: “Tale sviluppo, stroncato una prima volta con l’arresto del Dr. Andreis, cui faceva capo un gruppo di studenti, quali Giua, Scala, Perelli e la pubblicazione del libello clandestino “voci d’officina” era stato ripreso dal noto professor Ginzburg, Levi ed altri, arrestati nel marzo del 1934, a seguito della scoperta di un tentativo di introduzione nel Regno, per la frontiera di Ponte Tresa, di stampe di Giustizia e Libertà, ad opera dei torinesi Sion Segre, arrestato, e Levi Mario, che riuscì a riparare in territorio svizzero.” E proprio a partire dall’episodio di Ponte Tresa saranno questa sera Carlo Ginzburg, Anna Foa, Giovanni Levi, Bice Fubini e Manuel Segre Amar a testimoniare che quei giovani non solo non si arresero, ma seppero continuare con determinazione e lucidità sulla loro strada. E grande è oggi il nostro debito di riconoscenza nei loro confronti.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(9 dicembre 2014)