Medio Oriente – Il terrorismo visto da Israele

attacco sydney“Il terrorismo islamico internazionale non consce confini, per questo lo sforzo contro di lui deve essere globale”. Nel mandare ieri le sue condoglianze al primo ministro australiano Tony Abbot, il premier israeliano Benjamin Netanyahu – a Roma per incontrare il presidente del Consiglio Matteo Renzi e soprattutto il segretario di Stato Usa John Kerry – aveva ricordato al mondo che il terrorismo, quello di Al Qaeda, quello dell’Isis come quello talebano, non si pone limiti. E dopo i tragici fatti di Sydney, in cui un uomo di origini iraniane ha tenuto in ostaggio diverse decine di persone rivendicando la sua vicinanza all’Isis (il bilancio sarà di due vittime tra gli ostaggi e l’uccisione dell’attentatore), oggi un’altra notizia sconvolge il mondo: un commando di talebani è entrato questa mattina in una scuola, ha aperto il fuoco contro i bambini. Per vendetta ha ucciso oltre 100 giovani studenti, per vendetta ha compiuto un’efferata strage. E il mondo guarda in queste ore le terribili immagini dell’attentato, dopo aver assistito ieri alla follia di Sydney. I due attentati sono diversi ma hanno la stessa matrice, il fondamentalismo che, come raccontano le cronache dai territori sotto la tirannia dell’Isis, da la licenza a ciascuno di uccidere. Sul quotidiano Israel Hayom, il giornalista Boaz Bismuth sottolinea come sia oramai facile acquistare questa licenza assassina “basta avere una bandiera nera”, in riferimento alla richiesta dell’attentatore in Australia, Man Haron Monis, di avere una bandiera del movimento delle milizie di Abu Bakr Al Baghdadi. “Il leader dello Stato islamico Al Baghdadi – scrive su Yedioth Ahronoth l’analista Ben Dror Yemini, spiegando come il terrorismo di matrice islamica sia collegato a livello internazionale – ha detto diverse volte in queste settimane che il suo piano è conquistare Roma. Perché Roma? Ce lo spiega Yunis al-Astal, membro del parlamento palestinese legato a Hamas, e lo fa persino prima delle dichiarazioni dell’Isis su Roma: deve essere conquistata perché ‘è la capitale dei cattolici e dei crociati’”. “Tutte le fermate portano a Roma – conclude Yemini – anche quella di Sydney”. “Il vero pericolo – scrive un’altra autorevole firma di Yedioth Ahronoth, Ron Ben Yishai – che pone lo Stato Islamico è questo: non è la sua forza militare a doverci tenere svegli la notte, ma la brutale ispirazione islamica radicale che infonde nei musulmani, in particolare quelli giovani, nel mondo”.
“La maggior parte dei musulmani – tiene a precisare Ben Dror Yemini – non sono dei fan della jihad. Il problema, come al solito, è con una minoranza radicale, che sta cercando di imporre un incubo. Il problema è che questa minoranza agisce”. Non solo questa ispirazione islamica deviata, prodotta dall’Isis così come da altri movimenti di integralismo islamico, non ultimo Hamas (che Netanyahu più volte ha paragonato alla violenza del Califfato), ha generato un fenomeno difficile da fermare, sottolinea su Haaretz Ashel Pfeffer, “questa jihad fai fa te – scrive l’analista in riferimento a Sydney ma nella definizione rientrano anche i nuovi attacchi terroristici in Israele, con singoli armati di coltello o a bordo di auto che si lanciano contro i civili israeliani – è molto più difficile da prevedere per le autorità e quindi da contrastare”. Una jihad fai da te che ieri ha colpito duramente l’Australia, facendo vacillare il suo senso di sicurezza. “Il giorno in cui siamo cambiati per sempre”, titolava un quotidiano australiano su cui però sono piovute molte critiche da parte dell’opinione pubblica. L’attentatore di Sydney era uno squilibrato, non si può generare il panico a causa di un folle, l’accusa rivolta al giornale. Quanto accaduto oggi in Pakistan però non era il gesto di un singolo.

Daniel Reichel

(16 dicembre 2014)