Israele – Il destino del Leviathan
È di poche ore fa la novità, riportata da diverse testate israeliane, riguardo al destino del cosiddetto Leviathan, il più grande giacimento per l’estrazione di gas in Israele: l’antitrust ha infatti bloccato l’accordo con le due compagnie energetiche unite in consorzio per sviluppare il sito. “Una notizia – scrive Lazar Berman sul Times of Israel – arrivata oggi dopo l’annuncio di lunedì da parte dell’autorità di annullare l’accordo che avrebbe permesso alla Noble Energy americana e al Delek Group israeliano di sviluppare i giacimenti Leviathan e Tamar”. Ma il Leviathan è davvero una risorsa fondamentale per il paese? Il 30 ottobre Marco Carrai e Leonardo Bellodi del Corriere della Sera avevano raccontato la scoperta del 2010: “Un giacimento da 600 miliardi di metri cubi, che gli israeliani hanno chiamato Leviathan: un mostro marino citato nel libro di Giobbe capace di modificare a proprio piacimento l’ordine e la geografia. Mai nome fu più appropriato: queste scoperte sono destinate a creare un nuovo ordine energetico nel quale Israele può giocare un ruolo di primo piano. I numeri sono infatti tutto rispetto: Leviathan potrebbe garantire il consumo di gas dei 28 Paesi dell’Ue per più di un anno e quello di Israele per più di 80. E nessuno sa quanto altro gas potrà essere scoperto ancora nella zona. Le conseguenze di queste scoperte sono importanti per il mercato domestico di Israele che, dal 1948, è stato dipendente dalle importazioni di energia, spendendo più del 5% del proprio Pil, con conseguenze per il proprio bilancio e per la propria sicurezza”.
La decisione di oggi pone di fronte ad un aut aut: le compagnie dovranno infatti vendere le loro azioni investite nei siti più piccoli o rompere il consorzio. Detto in termini coloriti, una tegola in testa per entrambe: il direttore della Noble in Israele Bini Zomer ha dichiarato la forte possibilità di riconsiderare di investire nel paese mentre le azioni della Delek sono scese repentinamente del 16,25 %. Israele intanto ha già firmato accordi con i paesi confinanti: risale a settembre l’intesa con la Giordania e una firma con con l’Egitto. Lo sviluppo da parte di Noble e Delek sembrava certo, fino alla notizia di un report italiano che ha evidenziato come il consorzio delle due compagnie aveva, attraverso il giacimento di Tamar, fatto delle richieste contrattuali monopolistiche che avrebbero fatto salire in costi di elettricità in Israele vertiginosamente. Un tasto, quello dei costi, fin troppo dolente per il paese e che ha portato l’antitrust ha rivalutare tutto il piano proposto. Il pericolo, ricorda il Times of Israel, era già segnalato al premier Benjamin Netanyahu e al ministro dell’Energia Silvan Shalom da Orit Farkash-Cohen, presidente dell’autorità che rappresenta il Servizio Pubblico. Cohen aveva dichiarato: “Le condizioni che hanno richiesto sono inaccettabili”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(23 dicembre 2014)