Israele – Ayala, due palestinesi confessano
È giovedì sera quando la piccola Ayala Shapira di 11 anni e suo padre Avner percorrono la Strada 55 nei pressi dell’insediamento di Maale Shomron, lui è andato a prenderla dalle lezioni extra-curriculari di matematica. Sono le 18.30 quando la vettura diventa un inferno di fiamme causate dal lancio di una bomba molotov. Il padre riesce a cavarsela con qualche ferita, per Ayala invece la situazione è drammatica: ustioni su tutto il corpo compromettono la sua vita. Una lotta, quella per la propria esistenza, che Ayala sta continuando a combattere, con un piccolo ma stabile miglioramento. I medici dello Sheba Medical Center hanno indatti dichiarato che le prime operazioni sono state effettuate con successo e il dottor Eyal Winkler ha spiegato a Yedioth Ahronot: “In situazioni di questo tipo la permanenza in ospedale può durare dai due ai tre mesi e la ricostruzione facciale può richiedere anche di più. Ma noi siamo pieni di volontà ed ottimisti”. Nel frattempo ieri sera è arrivata la confessione di due giovani palestinesi di 16 e 17 anni provenienti da Kfar Azzun. Da giovedì la polizia israeliana aveva iniziato la caccia all’uomo, venerdì era giunta la notizia dell’arresto dei sospettati insieme ad altre dieci persone, poi, il giorno successivo, la confessione dei due, raccolta dallo Shin Bet, di aver tirato la molotov contro la macchina. Dopo l’attentato, i giovanissimi terroristi sarebbero ritornati nel villaggio di provenienza. Il ministro della Difesa Moshe Ya’alon ha fatto visita al padre di Ayala, Avner Shapira e a sua moglie Ruth; nel corso della conversazione Shapira ha criticato le scelte politiche del paese: “Abbiamo un nemico che ci vuole annichilire. Quello nei confronti di mia figlia non è un atto criminale, è l’azione di chi vuole semplicemente cacciarci via”. Un discorso che ha messo in difficoltà lo stesso Ya’alon che ha glissato.
Ma questo fine settimana drammatico, riserva anche un barlume di speranza: ieri mentre attraversava il confine tra la West Bank e la Giordania con la sua famiglia, un bambino palestinese di soli sei mesi ha avuto un collasso ed è stato salvato dai medici dell’esercito israeliano. Il piccolo, che soffre di cuore, stava entrando in Giordania per ricevere cure ma vista la situazione d’emergenza, i poliziotti di frontiera hanno chiamato i paramedici. “Quando siamo arrivati il bambino non era cosciente e non aveva battito” raccontano i paramedici che sono stati poi sono stati supportati dalle forze mediche dell’Idf. Una volta salvato e dopo una breve consultazione tra IDF e Autorità palestinese, il piccolo paziente è stato trasportato con l’elicottero all’Hadassah Ein Karem Medical Center di Gerusalemme per ricevere tutte le cure necessarie. La famiglia ha ricevuto inoltre dei permessi speciali per poter stargli vicino e le sue condizioni sono al momento stabili.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(28 dicembre 2014)