Israele – Tsahal, la riforma difficile

menAndWomenIDFStati d’animo diversi in Israele, Cisgiordania e Gaza. Il primo si prepara alle elezioni del prossimo marzo e l’opinione pubblica riflette sulla notizia riportata da Haaretz: tra i vertici dell’esercito israeliano si pensa, in un futuro che al momento appare lontano, di togliere l’obbligo di leva e formare un esercito di soli professionisti. In Cisgiordania l’Autorità palestinese si divide sulla risoluzione da presentare all’Onu per ottenere il riconoscimento dello Stato palestinese. Nella Striscia di Gaza Hamas mostra per l’ennesima volta il suo volto bloccando un progetto di solidarietà che coinvolgeva bambini orfani di guerra e alcuni Kibbutzim israeliani: l’iniziativa era diretta a 37 ragazzi di età tra i 12 e 15 anni, che avrebbero dovuto incontrare coetanei israeliani oltreconfine ma mentre stavano per varcare l’incrocio Beit Hanoun, a nord di Gaza, i miliziani di Hamas hanno bloccato l’autobus su cui viaggiavano.
La smilitarizzazione della Striscia e lo smantellamento di Hamas sarà, ribadiscono da Israele, l’unica via perché i rapporti tra le due realtà si normalizzino. Fino a quando il movimento terroristico continuerà a governare con la sua politica d’odio, le nuove generazioni non potranno vivere al sicuro.
E rispetto alle future generazioni, in Israele fa discutere la proposta emersa dalla ricerca del sociologo Yuval Benziman (ricerca commissionata dall’esercito israeliano) di modificare la natura di Tsahal: passare dall’obbligo di leva (tre anni per gli uomini, due per le donne) a un esercito di professionisti. “La mia conclusione – ha sostenuto Yuval Benziman – è che bisogna pianificare uno scenario simile a quello di altri eserciti occidentali. Anche se nel nostro caso i cambiamenti saranno diversi, è difficile che si possano evitare le soluzioni adottate nella maggioranza dei Paesi occidentali…”. Questa tesi rientra all’interno di un ampio studio di cui ha dato notizia ieri per la prima volta il giornale israeliano Haaretz, che ha ottenuto una copia del documento. Secondo quanto afferma Benziman “sulla base dello studio dei processi studiati rispetto agli eserciti esteri, si può affermare che sotto diversi aspetti Israele e Tsahal stanno in questo momento vivendo un periodo di cambiamento da un sistema con l’obbligo di leva a uno alternativo. La percezione del pericolo è ancora dominante, la possibilità che si arrivi a un modello di esercito volontario è molto bassa nel prossimo futuro, ma è un processo che è al momento in corso in Israele è simile ha quanto hanno affrontato altre forze militari nel mondo e che hanno portato all’abolizione della coscrizione militare”.
Secondo il sociologo, la società israeliana sta gradualmente considerando di dare un nuovo volto all’esercito: troppe le spese per la Difesa a scapito del welfare e ancora carenti i risultati sul fronte della pace. Yaron Lerman, analista di Yediot Ahronot, all’indomani della guerra estiva con Gaza affermava che l’esigenza è di avere un corpo militare di professionisti in modo da evitare perdite di vite umane e per garantire maggiore efficienza nelle azioni. Secondo Lerman, sullo scacchiere le battaglie non si vincono ormai per questioni di numeri ma solo per preparazione e per progresso tecnologico scientifico. Direzione che Tsahal ha già intrapreso da tempo, essendo una delle realtà più all’avanguardia del mondo.
Per Benziman, la leva non avrà nel prossimo futuro la funzione di collante sociale tra le diverse anime di Israele perché sempre meno giovani ne faranno parte. Tra le problematiche emerse dallo studio del sociologo, il fatto che l’esistenza di alcune esenzioni (ad esempio per il mondo ultraortodosso o per la realtà araba) diffondano la sensazioni di “ingiustizia e diseguaglianza” nella maggioranza della società. Dalle pagine di Haaratez, un editoriale rilancia la necessità di discutere della questione leva obbligatoria. Il sasso da tempo è stata lanciato ma l’impressione è che viste le problematiche di un’area, quella mediorientale, profondamente instabile, ci vorrà ancora tempo prima che venga raccolto.

d.r.

(29 dicembre 2014)