Israele – Conquistare la sicurezza
Migliorano le condizioni di Herzl Biton, l’autista accoltellato ieri da un terrorista palestinese mentre era alla guida del bus 40 di Tel Aviv. Biton, che ha ripreso conoscenza ma rimane sotto stretta osservazione, è stato colpito ripetutamente dal ventitreenne Hamza Matrouk, il quale si è scagliato contro alcuni passeggeri dell’autobus e dopo ha proseguito il suo sanguinario percorso in strada. Dodici le persone rimaste ferite, tra cui Biton e una signora di 69 anni anni che in queste ore, riportano i media israeliani, sta lottando per la vita. Il terrorista palestinese è stato catturato, colpito a una gamba da alcuni agenti di polizia penitenziaria, e, interrogato dalle forze di sicurezza israeliane, ha rivendicato il suo gesto: un misto tra una vendetta di matrice nazionalistica e un’aggressione ispirata al jihadismo. Matrouk ha attraversato il confine tra Cisgiordania e Israele illegalmente, così come ha cercato di fare oggi un altro palestinese, arrestato questa mattina dalla polizia israeliana. L’uomo ha cercato di colpire con un coltello gli agenti che l’hanno fermato e ora è detenuto presso la stazione di polizia di Kfar Saba. Dopo l’attentato di ieri, le autorità israeliane sono in stato di massima allerta. A preoccupare sono le possibili emulazioni del sanguinario gesto di Tel Aviv, che, come tristemente noto, negli ultimi mesi ha visto diversi precedenti. Ma non è solo il contrasto ai così detti lupi solitari – attentatori che agiscono autonomamente, senza una direzione di Hamas o gruppi terroristici affini – a preoccupare Israele. Sotto stretta osservazione, infatti, il confine nord del paese: dall’altra parte di questa linea c’è il movimento terroristico di Hezbollah che minaccia vendetta dopo l’uccisione da parte israeliana di uno dei suoi comandanti. Bersaglio del raid di Tsahal – andato a segno domenica nell’area siriana del Golan – Jihad Mughniyeh, a cui Hezbollah e i vertici iraniani avevano affidato la gestione della zona confinante con Israele. Ma nei due convogli colpiti, non c’era solo Mughniyeh ma anche un generale iraniano, Mohammed Ali Allahdadi, ufficiale delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Secondo la ricostruzione dell’analista di Haaretz Amos Harel, l’incontro tra Mughniyeh e il generale Ali Allahdadi nasceva dalla volontà di preparare degli attacchi nel prossimo futuro contro Israele. I due, assieme ad altri cinque uomini, hanno perlustrato la zona di confine, a sud della Siria, per pianificare la propria strategia di aggressione.
Daniel Reichel
(22 gennaio 2014)