Israele-Usa, una fase delicata – Il premier Netanyahu conferma,
“Intendo parlare al Congresso”

.Il 3 marzo il premier israeliano Benjamin Netanyahu parlerà al Congresso americano. Non ci saranno passi indietro nonostante la rabbia della Casa Bianca e le critiche intercontinentali piovute su Netanyahu per aver accettato l’invito di John Boehner, portavoce repubblicano alla Camera dei rappresentanti, ad intervenire al Campidoglio. “Così come sono andato a Parigi, andrò in qualsiasi posto dove mi inviteranno per sostenere le posizioni di Israele contro coloro che vogliono ucciderci”, ha dichiarato ieri il premier nel corso di appuntamento legato alla sua campagna elettorale per le prossime elezioni israeliane, fissate per il 17 marzo. Proprio la vicinanza del voto in Israele è stato uno dei motivi che ha spinto l’entourage di Washington a chiedere a Netanyahu di rinunciare al suo intervento al Congresso (definito dalla Casa Bianca come una grave violazione del protocollo, non avendo il primo ministro concordato la sua presenza con la diplomazia Usa). L’altro motivo è il tema dell’intervento: l’Iran e le trattative sul nucleare portate avanti dagli Usa con Teheran. Trattative che, secondo Netanyahu, hanno prodotto una bozza di accordo “pericoloso perché potrebbe portare l’Iran a dotarsi in poco tempo di armi nucleari”. Meglio nessun accordo che un pessimo accordo, il concetto ribadito più volte dal premier israeliano e che con buona probabilità ripeterà anche a marzo al Congresso. “Non possiamo permettere che il disaccordo sul nucleare iraniano danneggi le relazioni tra Stati Uniti e Israele”, la preoccupazione espressa oggi dal presidente di Israele Reuven Rivlin. Una preoccupazione condivisa da diverse voci, sia in Israele sia negli Stati Uniti. Alcuni esponenti democratici hanno già fatto sapere che diserteranno l’intervento; Joe Biden, vicepresidente Usa e presidente del Senato americano, non ci sarà, ufficialmente perché impegnato in un viaggio ufficiale all’estero (di cui non è ancora nota la destinazione); il presidente Barack Obama e il suo segretario di Stato John Kerry hanno dichiarato che non incontreranno Netanyahu durante la sua visita a Washington (il premier in quei giorni sarà ospite dell’Aipac, organizzazione che sostiene Israele), vista la vicinanza con le elezioni israeliane.
Tra gli interventi più duri contro Netanyahu – oltre comprensibilmente a quelli dei rivali politici Tzipi Livni e Isaac Herzog – quello del presidente dell’Anti Defamation League (organizzazione basata a New York impegnata nella lotta all’antisemitismo) Abraham Foxman, che, intervistato dal Forward, ha invitato il premier a rimanere in Israele. “È una tragedia dalle conseguenze inattese”, ha dichiarato Foxman, sostenendo che tutta la gestione della presenza al Congresso americano di Netanyahu ha danneggiato le istanza israeliane in funzione anti-Iran. Continuare a insistere perché il primo ministro parli, la posizione di Foxman, sarà solamente “controproducente” con tutte le attenzioni che si concentreranno sulla controversia politica più che sulla questione sostanziale, le trattative con l’Iran. Il direttore dell’Adl si è detto d’accordo con Netanyahu rispetto alla necessità di aumentare le sanzioni nei confronti del regime di Teheran ma, a suo dire, il discorso del 3 marzo non aiuterà ad ottenerle.
Alcuni analisti hanno fatto notare che “persino Foxnews”, canale informativo americano tradizionalmente vicino ai conservatori e fortemente critico rispetto alle azioni di Obama, non considera una buona mossa presentarsi in Campidoglio dopo tutto questo vespaio. Alcuni analisti hanno fatto notare che “persino Foxnews”, canale informativo americano tradizionalmente vicino ai conservatori e fortemente critico rispetto alle azioni di Obama, non considera una buona mossa presentarsi in Campidoglio dopo tutto questo vespaio. “Netanyahu fai la cosa giusta: non andare a Washington”, l’editoriale a firma di Ben-Dror Yemini che compare sull’edizione on-line di Yedioth Ahronoth. “L’accordo con l’Iran sarà deciso dall’amministrazione americana, non dal Cogresso – scrive Yemini – È a lei che il primo ministro d’Israele si deve rivolgere e con cui deve mantenere buoni rapporti. Invece che far diventare un rivale il nostro amico più importante e strategico”.

Daniel Reichel

(9 febbraio 2015)