Israele, nei sondaggi Bibi perde terreno
Una settimana alle elezioni in Israele, tanta confusione di dichiarazioni al vetriolo e retromarce mentre i sondaggi continuano a mostrare un sostanziale equilibrio tra le due compagini principali, il Likud del primo ministro uscente Benjamin Netanyahu e l’Unione sionista del duo Isaac Herzog e Tzipi Livni. Poco fa il canale della Knesset ha pubblicato il suo ultimo sondaggio: l’Unione sionista, formazione che unisce la sinistra laburista e i centristi di Hatnua è avanti di tre seggi rispetto al Likud, 24 i posti virtuali conquistati alla Knesset per i primi, 21 per il partito di destra di Netanyahu. Seguono, Yesh Atid di Yair Lapid, buttato fuori a dicembre dal governo Netanyahu, con 14 seggi, 13 per la Lista araba (che in queste ore ha ottenuto l’endorsement del leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas), 12 per Habayt Hayhudi di Naftali Bennett, 9 per Kulanu di Moshe Kahlon, i partiti religiosi Shas e la Yahadut HaTora HaMeuhedet conquisterebbero rispettivamente 7 e 6 posti, 5 per Avigdor Lieberman e il suo Israel Beytenu (tra i più in calo nella scala di gradimento dell’elettorato israeliano) così come per la sinistra più radicale di Meretz. Fanalino di coda con 4 seggi Eli Yishai con il suo Yachad.
Stando a questi risultati, il discorso del primo ministro israeliano al Congresso, tanto discusso e contrastato, non sembra aver avuto effetto sull’elettorato israeliano. Almeno non quello auspicato da Netanyahu, rilevano gli analisti in Israele. L’Unione Sionista sembra aver guadagnato terreno ma i sondaggi sono solo proiezioni, per cui nulla è deciso. Ieri il leader del Likud si è recato in visita al mercato di Mahane Yehuda di Gerusalemme. “Un modo per dimostrare di essere un uomo comune”, scrive Joshua Davidovich sul Times Of Israel, “ad eccezione per i bodyguard”. In queste ore Netanyahu è tornato a giocare la carta sicurezza, recandosi nel quartier generale dell’esercito israeliano del distretto di Giudea e Samaria. “Senza la nostra presenza qui – ha dichiarato il premier in riferimento alla West Bank – ci troveremmo di fronte a una situazione in cui gli estremisti islamici avrebbero conquistato l’area. La nostra presenza qui e l’attività dell’esercito, è essenziale per prevenire che gli estremisti prendano il controllo della zona”. Nella West Bank intanto l’Autorità nazionale palestinese ha portato avanti nelle scorse ore una grande operazione contro il movimento terroristico di Hamas, incarcerando cinquanta dei suoi militanti. Secondo il quotidiano Haaretz, l’operazione era finalizzata ad evitare che qualche cellula di Hamas facesse qualche azione contro Israele, spingendo l’elettorato israeliano a votare Likud. Dall’altra parte l’azione, stando almeno alle accuse di esponenti di Hamas della Striscia di Gaza, sarebbe stata coordinata dalle forze di sicurezza dell’Anp assieme a quelle di Tsahal e dello Shin Bet. Ieri invece, il sito di informazione Walla, aveva diffuso un documento, firmato da Hamas, in cui si proponeva un cessate il fuoco di lungo periodo (da 5 a 15 anni) al governo di Gerusalemme. Tra le richieste, la rimozione del blocco su Gaza e la creazione di una aeroporto e un porto nella Striscia. Punti già noti alle autorità israeliane che non hanno risposto in merito al documento ma in passato avevano chiaramente espresso la necessità che dalla Striscia di Gaza cessi ogni minaccia ai cittadini israeliani.
Israeliani che per Herzog sarebbero stanchi di avere Netanyahu come guida a Gerusalemme. “Penso che i cittadini di questo paese capiscano che c’è una sola alternativa – ha dichiarato il leader laburista a Yedioth Ahronoth – per porre fine al regno di Bibi, per far sì che si cambi dopo sei anni di nulla, votare per me”. Per il momento i sondaggi danno il ragione a Herzog. Per il momento.
d.r.
(10 marzo 2015)