Elezioni in Israele – Rivlin rimescola le carte

rivlinSe dalle elezioni israeliane del 17 marzo non ci sarà un chiaro vincitore, il presidente Reuven Rivlin cercherà di convincere i due più grandi contendenti, il Likud e l’Unione sionista, a formare un governo di unità nazionale. Almeno stando a quanto emerge dai quotidiani israeliani. L’idea di Rivlin, in caso di sostanziale equilibrio all’indomani del voto, sarebbe quella di portare i conservatori del Likud guidati da Benjamin Netanyahu e la compagine che unisce il partito laburista e i centristi di Hatnua, guidati rispettivamente da Isaac Herzog e da Tzipi Livni, a collaborare almeno per varare una nuova legge elettorale, che permetta di superare un sistema che produce di fatto instabilità politica. Secondo quanto riporta Arutz 2, il presidente Rivlin non vorrebbe far diventare Israele “come l’Italia”, dove i governi cambiano di frequente. A onor del vero, non è che la situazione israeliana negli ultimi decenni sia stata molto differente con una forte propensione all’instabilità di governo, dettata da una frazionamento del voto (e così delle forze politiche) dovuto a un sistema proporzionale puro che, nonostante un piccolo innalzamento della soglia di sbarramento (da 2 a 3,5 per cento), continua a non dare garanzie di governabilità. Rivlin, inoltre, ha dichiarato che non affiderà necessariamente le chiavi per la formazione di un governo al partito che otterrà più seggi, bensì a chi avrà le maggiori possibilità di costruire una coalizione solida. Il messaggio in questo momento è per l’Unione sionista, avanti nei sondaggi – con 24 seggi conquistati, almeno nelle proiezioni – ma con possibili difficoltà nel formare una maggioranza forte dopo il voto.

(11 marzo 2015)