Qui Gerusalemme – Il seminario Ye’ud Quale immagine per Israele
Il seminario di Ye’ud, il future leader training organizzato a Gerusalemme dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con la World Zionist Organization, volge al termine.
Gli incontri mattutini si aprono al ministero degli Esteri dove i giovani partecipanti si confrontano con Noam Katz, figura di spicco della Public Diplomacy. “Lo scopo del mio lavoro – ha spiegato Katz – è quello di parlare con il pubblico che conta al fine di influenzarlo positivamente sullo Stato di Israele. Ogni giorno mi sveglio e mi chiedo: cosa posso fare per aiutare a migliorare la visione che all’estero hanno del mio paese? Parliamo con i leader che prendono le decisioni ma anche con chi fa opinione e, per individuarli, misuriamo costantemente i cambiamenti che avvengono nella società. Dopo l’ultima guerra, le Nazioni Unite hanno deciso di aprire una indagine per condannare eventuali crimini da parte di Israele: da questo ministero noi parliamo con giornalisti e altri media per dare prove del contrario”.
“Il pericolo numero uno del paese – continua Katz – è attualmente l’Iran e la sua corsa al nucleare. Il discorso del premier Benjamin Netanyahu al Congresso era proprio volto a risvegliare i leader del mondo sull’argomento. Per quanto riguarda la questione palestinese, Israele è aperta all’idea della creazione e convivenza di due Stati ma a un patto: vuole avere dal mondo l’assicurazione che non verrà poi spazzato via e che non si cercherà di riattizzare la fiamma del conflitto. Il nostro obiettivo è che tutti smettano di soffrire, senza dover fare una classifica della sofferenza”.
Interviene poi Samy Ravel, ex diplomatico israeliano a Parigi: “L’Europa può essere un’attrazione per molti giovani israeliani ma la domanda che mi preme chiedervi è: dove possono veramente sentirsi sicuri nel mondo gli israeliani? Il movimento di boicottaggio che da anni cerca di distruggere l’immagine ma anche la sopravvivenza dello Stato di Israele mi preoccupa. Per quanto riguarda il rapporto con l’Italia, presto vedremo il premier Matteo Renzi, mentre ha molto colpito Israele il discorso di insediamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricordato la morte del bambino Stefano Gay Taché durante l’attentato terroristico del 1982 fuori dalla sinagoga di Roma”.
Ci si sposta poi per una visita alla Corte Suprema a pochi passi di distanza dal ministero, dove in una delle aule la guida spiega le peculiarità della giustizia d’Israele: “Non c’è una Costituzione ma nove leggi fondamentali. Il fatto che non ci sia, è data dall’esigenza di una certa elasticità di fronte ai grandi problemi di sicurezza nazionale. Il presidente della Corte Suprema è una donna Miriam Naor e i casi vengono solitamente risolti nel giro di un anno. Lo scorso anno abbiamo avuto circa 10mila casi di cui la metà sono stati risolti e chiusi. Il terrorismo è però sempre stato un argomento molto complesso da trattare e le scelte verso le famiglie delle vittime sono sempre terribilmente delicate”.
Arrivano infine i momenti dei bilanci e dei saluti orchestrati da Dan Wiesenfeld; la consegna dei diplomi che testimoniano i giorni e il lavoro passato e un breve discorso da parte di ogni partecipante che racconta l’immagine che porterà con sé, l’insegnamento ricevuto dal team e cosa spera di aver lasciato agli altri.
In tanti rievocano l’entrata di Shabbat passata davanti al Kotel, il Muro del Pianto, ascoltando le mille voci che si mescolavano.
La parola a due partecipanti – Joelle Shama e Naomi Stern – entrambe di Milano. Joelle racconta: “Inizialmente conoscevo solo un paio di persone e il seminario mi ha fatto legare con tutti i partecipanti. Mi è piaciuto molto affrontare la politica e la leadership attraverso la conoscenza di Israele e ho amato in particolar modo le lezioni tenute da analisti e giornalisti che esaminavano il quadro attuale”. Naomi aggiunge: “Studio comunicazione e ho scelto di frequentare il corso di Ye’ud per arricchirmi in campi diversi. Mi ha colpito l’incontro con i partecipanti provenienti dalle diverse comunità ebraiche italiane e la sessione tenuta dallo psicologo Daniel Segre che ha evidenziato l’importanza della giusta presentazione di se stessi e di come enfatizzare anche gli aspetti negativi volgendoli al positivo”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(16 marzo 2015)