redenzione…

“Questo è il pane dell’afflizione che i nostri padri mangiarono in terra d’Egitto: chiunque abbia fame venga e mangi; chiunque abbia bisogno venga e celebri Pesach. Quest’anno siamo qui, l’anno prossimo saremo in terra d’Israele; quest’anno siamo schiavi, l’anno prossimo saremo liberi”. (Haggadah di Pesach)
Da qui si impara che la vera redenzione spirituale e fisica del popolo ebraico dipende dal suo atteggiamento nei confronti del prossimo dal punto di vista etico: “Chiunque abbia fame venga e mangi; chiunque abbia bisogno venga e celebri Pesach”. I due aspetti sono inscindibili.
Per quale motivo la ripetizione: “Quest’anno siamo qui, l’anno prossimo saremo in terra d’Israele; quest’anno siamo schiavi, l’anno prossimo saremo liberi”? Per evidenziare i due tipi di esili (spirituale e fisico) contemporanei che caratterizzano il nostro popolo. Riguardo agli ebrei in esilio in diaspora è detto: “Quest’anno siamo qui, l’anno prossimo saremo in terra d’Israele”; riguardo agli ebrei in esilio in terra di Israele è detto: “Quest’anno siamo qui schiavi, l’anno prossimo saremo, in terra di Israele, liberi”.
Siamo in esilio anche in terra di Israele. Oggi più che mai: un esilio spirituale.
La terra di Israele fu sì promessa al popolo ebraico, ma solo in base a determinate condizioni etiche, morali e religiose. Il mancato rispetto di quelle condizioni comporta la dispersione del popolo ebraico in un esilio per decreto divino, anche dentro la terra di Israele stessa.
Ed è proprio quello che avviene ancora oggi. Le condizioni non sono ancora state soddisfatte al livello richiesto e il popolo ebraico è ancora disperso ai quattro angoli del pianeta; ancora oggi il popolo ebraico vive questo esilio spirituale e fisico per decreto divino, anche in terra di Israele.

Paolo Sciunnach, insegnante

(16 marzo 2015)