Elezioni, la mia prima volta
Si dice che ci sia sempre una prima volta. E delle prime volte si dice anche che siano speciali: il primo amore, il primo bacio, il primo figlio, la prima parola. Oggi voto per la prima volta!
In realtà non è esattamente la prima volta: ho già votato per le elezioni municipali, in quanto in Israele è possibile prendervi parte già all’età di 17 anni. Oggi però è la prima volta che voto alle elezioni politiche per il Parlamento.
Non è mia intenzione fare in queste righe propaganda elettorale. Voglio invece semplicemente condividere i miei sentimenti: l’emozione della prima volta, l’orgoglio di essere uno dei 5883365 israeliani aventi diritto di voto, e la grande responsabilità di cui mi sento investito.
Quello di voto è un diritto che costituisce la base della democrazia, ed è particolarmente significativo in Medio Oriente, dove Israele è l’unico Stato in cui si possa esercitare in completa libertà.
Per fare dell’ironia potrei addirittura affermare che l’unico privilegio dei cittadini dei Paesi arabi è la possibilità, per così dire, di prevedere il futuro, di conoscere in anticipo i risultati elettorali.
Sono inoltre consapevole del fatto che il mio voto influenzerà anche il destino degli israeliani residenti all’estero, a cui non è concesso votare per corrispondenza. Tra essi ci sono anche miei amici: studenti all’estero per un breve periodo, lavoratori, viaggiatori per lavoro o anche turismo.
I cittadini israeliani residenti all’estero sono diverse migliaia di persone, i cui voti corrisponderebbero a numerosi seggi, tanto che il dibattito sull’argomento in Israele è stato ampio.
Ma sento anche che il mio voto, forse inconsapevolmente, avrà una ricaduta sul destino di tutti gli ebrei della diaspora, fra qui anche la mia famiglia in Italia, e amici e conoscenti. Per quanto alcuni affermino di non sentirsi rappresentati da Israele – e c’è chi addirittura rifiuta di riconoscerla o si schiera pubblicamente contro le decisioni del suo governo – essi sono comunque influenzati dalla sua politica, da ciò che vi avviene e dalle decisioni che vi vengono prese.
Potrei parlare a lungo delle mie opinioni in campo economico o legislativo ma anche in generale di una campagna elettorale a mio avviso priva di contenuti in cui spesso i partiti non facevano altro che esprimere disprezzo nei confronti del rivale, in particolare i due maggiori, Likud e Unione Sionista.
Desidero tuttavia concludere invece con un pensiero positivo, raccontando un programma dell’associazione Dor le Dor intitolato “Kol Hadorot”. Il titolo contiene un gioco di parole dato dall’ambiguità del termine “kol”, e può dunque significare sia “tutte le generazioni” sia “la voce delle generazioni”. All’interno di questo programma, frequentato da me e da tanti miei amici, ragazzi giovani aiutano persone anziane ad arrivare al “kalpi”, cioè ad avvalersi del loro diritto di voto. Questo programma non ha uno scopo politico, i giovani non si presentano indossando magliette con slogan di partiti, bensì lo scopo meramente sociale di permettere a queste persone di esercitare un loro diritto.
Per me queste elezioni costituiscono davvero un evento speciale e una prima volta indimenticabile. Dopo la recente visita del cantante Gianni Morandi in Israele, per usare sempre una metafora tratta dalla musica italiana, il mio cuore canta “votare, oh oh!”.
Mi auguro quindi che queste elezioni nonostante le discussioni, i conflitti e gli intrighi della campagna elettorale, mantengano il popolo unito, senza che dimentichiamo i valori che ci accomunano, il nostro dovere sociale e soprattutto la necessità di agire in prima persona.
Michael Sierra
(17 marzo 2015)