Israele – Il giorno delle elezioni Rivlin: “Votare è un dovere”
“Non è solo un privilegio ma è anche un dovere. Non lasciate la decisione in mano agli altri”. Così il presidente di Israele Reuven Rivlin si è rivolto ai suoi concittadini questa mattina, lanciando un appello affinché tutti gli aventi diritto si rechino oggi a votare nei circa 10mila seggi sparsi per il paese. E alle 14 ora locale, l’affluenza al voto si è attestata al 36,7 per cento, più o meno la stessa percentuale delle elezioni del 2013. Questa volta però, stando a quanto riportano esponenti della lista araba, si è avuto un significativo incremento del numero di arabi israeliani tra i cittadini che sono andati a votare. Si tratta di uno spicchio importante di Israele (a popolazione araba israeliana costituisce il 20% della popolazione del Paese) che tradizionalmente ha sempre ignorato le elezioni, non sentendosi rappresentata da nessun partito politico. Ora che i tre partiti arabi si sono uniti in una sola lista per riuscire ad entrare alla Knesset (complice l’innalzamento della soglia di sbarramento in una recente riforma elettorale), sembra essersi risvegliata anche la voce del suo elettorato. Tanto da preoccupare il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, che sulla pagina Facebook del suo partito, il Likud, ha dichiarato che “la destra è in pericolo” perché la sinistra sta portando “gli arabi in massa a votare”. Sul Times of Israel, così come ha ribadito il presidente Rivlin, sottolineano che votare è “un dovere civico” ma l’appello di Netanyahu è diretto soprattutto agli indecisi, un tentativo di portarli a votare Likud. “È nel panico”, il commento del rivale Isaac Herzog, leader dei laburisti che ieri ha ricevuto dall’alleata Tzipi Livni una possibile mano elettorale: Livni ha infatti dichiarato di non voler più condividere con Herzog la posizione di primo ministro (si era parlato di una curiosa staffetta di due anni tra i due alla guida del paese in caso di vittoria), cercando di lanciare così ancor di più i leader laburista già avanti nei sondaggi rispetto a Netanyahu. L’ultimo richiamo al voto del leader del Likud, secondo alcuni analisti, rischia inoltre di trasformarsi in un autogol che ben si comprende dalle parole di Ahmed Tibi, candidato della lista araba. “Netanyahu e il Likud sono spaventati – ha dichiarato Tibi – e questo è il motivo per cui faccio appello ai cittadini arabi di andare in gran numero a votare così che Bibi continui nel suo stato di panico. Il cambiamento è in corso”. L’Unione araba potrebbe arrivare a conquistare 13 seggi, almeno secondo le proiezione, diventando una forza importante all’interno della Knesset. Nel merito, il leader di Kulanu, Moshe Kahlon ha dichiarato che non darà il suo appoggio a un governo guidato da Herzog e sostenuto dai partiti arabi. Attorno a Kulanu gravitano molti delusi del Likud che come ha dichiarato Kahlon, sono rimasti insoddisfatti di come Netanyahu ha gestito la questione del caro vita, un problema molto sentito in Israele. D’altra parte Kahlon non ha nemmeno apprezzato la trovata elettorale dei suoi ex compagni di partito del Likud: la divulgazione di una registrazione in cui si sente il leader di Kulanu dare giudizi positivi rispetto al partito di Netanyahu. La registrazione è vera ma non è recente. “Sono molto deluso: erano miei amici e sono triste che abbiano deciso di comportarsi in questo modo”. Il Comitato centrale per le elezioni ha multato il Likud, imponenedo di ritirare la registrazione oggetto della vicenda.
Daniel Reichel
(17 marzo 2015)