Israele – Verso la formazione del governo
Rivlin apre le consultazioni

Schermata 2015-03-22 alle 13.26.19La prima a presentarsi questa mattina davanti al presidente israeliano Reuven Rivlin per le consultazione per la creazione di una coalizione di governo è stata la delegazione del Likud: Yisrael Katz, Gilad Erdan, Yariv Levin, Zeev Elkin e Ofir Akunis hanno ovviamente proposto il proprio leader, Benjamin Netanyahu, come capo del prossimo governo. Forte dei 30 seggi ottenuti alle elezioni dello scorso 17 marzo, Netanyahu è il candidato che ha tutte le carte in tavola per riunire attorno a sé una coalizione di maggioranza (61 i seggi necessari per ottenerla alla Knesset, il parlamento israeliano). La più plausibile è quella che lo vede alla guida di una compagine formata dal suo Likud, assieme a HaBait HaYehudì, Israel Beitenu, più i religiosi di Shas e Yahadut HaTorah; a sciogliere le riserve dovrà essere Moshe Kahlon, leader di Kulanu, i cui 10 seggi assicurerebbero la maggioranza all’attuale premier israeliano. L’idea iniziale di Rivlin, sconfessata dalle urne, era la creazione di un governo di unità nazionale composto da Likud e l’Unione Sionista del duo Isaac Herzog – Tzipi Lvini. A quanto riferiscono i quotidiani israeliani, Netanyahu, contrario a questa possibilità, avrebbe comunque sondato il terreno, ricevendo picche da Herzog che invece passato al contrattacco definendo razzista la campagna del leader del Likud: il riferimento è alla pioggia di critiche cadute su Netanyahu dopo la pubblicazione di un post sulla sua pagina Facebook in cui agitava come uno spauracchio il voto arabo (“gli arabi stanno votando in massa” affermava nel video, appellandosi ai suoi elettori perché facessero lo stesso). A riguardo è intervenuto anche Rivlin oggi, che tra gli altri ha incontrato la lista araba unitaria. “Il prossimo governo è stato eletto a maggioranza di Israele, ma ma deve lavorare per tutti gli israeliani: ebrei, arabi, di destra e di sinistra”.
Secondo Erdan, a colloquio oggi con Rivlin, Netanyahu è stato frainteso, voleva solo chiamare a raccolta i suoi elettori e non voleva privare dei propri diritti gli arabi israeliani. “Israele è una democrazia – ha affermato Erdan, al fianco dei suoi compagni del Likud – siamo orgogliosi di questo e lavoreremo per proteggere i diritti delle minoranze”.
“Abbiamo assistito a una campagna elettorale turbolenta e appassionata – ha dichiarato Rivlin, incontrando poi la lista araba, che rappresenta il terzo partito israeliano con i suoi 13 seggi – Abbiamo sentito dire ad ebrei cose dure riguardo al pubblico arabo. E non possiamo ignorare che è accaduta la stessa cosa a parti inverse. Non c’è spazio per queste affermazioni. Condividiamo la stessa realtà nello Stato in cui tutti viviamo – ha continuato il presidente – e i cittadini non possono discriminarsi l’un con l’altro”.
Tornando alle consultazioni, il giornale Yedioth Ahronoth apre oggi sostenendo che la formazione del governo non è così scontata come sembra, citando una fonte anonima del Likud. Secondo quest’ultima, i lavori per formare il prossimo esecutivo – nonostante gli auspici presidenziali affinché si costituisca nei tempi più rapidi possibili – potrebbero essere più lunghi e faticosi del previsto. Nelle affermazioni di uomini di punta del Likud come Yariv Levin e Silvan Shalom, ministro dell’Energia uscente, uno dei nodi cruciali: il partito di Netanyahu non ha intenzione di cedere il ministero della Difesa, a cui punta Avigdor Lieberman di Israel Beitenu, né gli Esteri, a cui aspira Naftali Bennet. “Il Likud, essendo il partito più grande alla Knesset con 30 seggi, deve non solo mantenere posizioni centrali come la Diplomazia e la Difesa – ha affermato Levin – ma anche portafogli chiave legati al sociale in modo da poter dare seguite a tutte le promesse che abbiamo fatto durante la campagna elettorale”. Concetto simile espresso anche da Shalom alla radio israeliana che, riassumendo, invitava gli alleati di coalizione a stare al proprio posto. “Si comportano come se fossero loro quelli con 30 seggi in parlamento”.

Daniel Reichel

(22 marzo 2015)