Iran, un dossier che scotta
Israele spia e ha spiato i negoziati avviati tra America e Iran in materia di armamenti nucleari.
Questa l’ultima accusa mossa oggi da un articolo del Wall Street Journal che tira fuori report statunitensi e prontamente smentita da Israele e che aggiunge un nuovo tassello nel triangolo di politica estera che fa tremare il mondo.
Un mosaico che per il momento delinea fortemente la crisi dell’alleanza statunitense e israeliana aggiungendo un elemento in più, quello dello spionaggio, che da fuori potrebbe avere i contorni adatti per una nuova saga Hollywoodiana ma che dall’interno, se reale, costituirebbe l’ulteriore spallata a un rapporto già in bilico.
Così, mentre il cosiddetto ‘bad deal’ (il negoziato tra Usa e Iran) sembra sempre più vicino e ha mobilitato il premier Benjamin Netanyahu a fare il suo discorso al Congresso, invitato dai Repubblicani e non dal presidente Obama, per mettere in guardia l’Occidente del pericolo che costituirebbe il nucleare in mano all’Iran (che da anni lancia minacce di distruzione di Israele), l’America si dichiara profondamente allarmata dalla possibilità di essere stata spiata.
Secondo il Wall Street Journal lo spionaggio sarebbe stato funzionale per far raccogliere a Netanyahu informazioni durante la propria amministrazione per costruire un caso contro l’accordo.
“Una cosa è che Israele e l’America si spiino l’un l’altro, – ha dichiarato un alto ufficiale del governo statunitense – un’altra cosa è che Israele rubi segreti di Stato e li usi contro gli Usa minando la nostra diplomazia”.
Intanto il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha negato le accuse nonostante, ha spiegato, Israele abbia forti interessi nei negoziati che potrebbero ridurre le sanzioni iraniani facilitando la corsa al nucleare: “Questo report non è corretto, non è abbastanza accurato. Ovviamente Israele ha interessi per la sicurezza nazionale che lo portano a voler essere aggiornata e abbiamo un ottimo servizio di intelligence, ma non abbiamo spiato gli Stati Uniti”. Ha poi aggiunto: “Ad avviare le trattative con l’Iran non è stata solo l’America e bisogna considerare la controparte, ovvero lo stesso Iran. Abbiamo ricevuto le nostre informazioni da altre fonti”, Israele potrebbe aver fatto riferimento dunque a fonti di altri paesi scrive il Times of Israel. Ad occuparsi infatti dell’Iran non è solo l’America: il P5+1 è il gruppo delle sei potenze mondiali che dal 2006 monitora la questione ed è composto da Usa, Cina, Inghilterra, Francia, Germania e Russia. Aperture verso l’Iran sono arrivate inoltre anche dall’Italia con l’ultimo viaggio nel paese del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Secondo il report, l’America avrebbe scoperto di essere spiata durante l’inizio dei negoziati: Israele avrebbe infatti ricevuto informazioni attraverso briefing e informatori segreti, ma Lieberman d’altro canto ripete che le accuse non reggono. Il ministro della Intelligence e degli Affari Strategici israeliano Yuval Steinitz ha inoltre dichiarato: “Israele non spia i suoi alleati, specialmente l’America. Lo scopo di queste accuse è di minare il lavoro di cooperazione con gli Usa che è eccellente nonostante le diverse posizioni sulla questione dell’Iran”.
Rachel Silvera
(24 marzo 2015)