Israele – Bibi e la squadra di governo

Bibi-Pres-Rivlin-2-330x270Il presidente di Israele Reuven Rivlin affiderà questa sera a Benjamin Netanyahu il compito di formare il nuovo governo del paese. Il primo ministro israeliano e leader del Likud ha infatti ottenuto l’appoggio della maggioranza della Knesset (67 seggi totali), trovando il sostegno dei parlamentari di Kulanu, HaBait HaYehudi, Israel Beitenu, Shas e Yahadut HaTorah. Con loro da domani inizierà ufficialmente a discutere per costruire l’esecutivo. Avrà 28 giorni per farlo, prorogabili di due settimane in caso di difficoltà e ritardi. Un posto è sicuramente già assegnato: il ministero delle Finanze sarà guidato da Moshe Kahlon, leader di Kulanu e con un passato nel Likud, come ha confermato lo stesso Netanyahu. I due si sono incontrati ieri e il primo ministro avrebbe assicurato a Kahlon altri portafogli legati ad ambiti socioeconomici. “Il vostro successo è il successo di tutti”, avrebbe dichiarato il premier al suo ex compagno di partito: Kahlon ha infatti basato la sua campagna elettorale parlando alla classe media, proponendo tagli al carovita, interventi per diminuire i costi di affitto e acquisto delle case e per riequilibrare le diseguaglianze sociali. Se dovesse riuscirci, sarà un successo anche per Netanyahu, fortemente criticato in questi mesi propri sulla questione costo della vita in Israele.
Ballano gli altri ministeri. Il premier ha fatto capire abbastanza chiaramente ad Avigdor Lieberman, uscito malconcio dalle elezioni (6 seggi, la metà rispetto alle elezioni passate), che il ministero della Difesa non sarà suo ma il leader di Israel Beitenu al momento non demorde. La Difesa è nella lista dei desideri anche di Naftali Bennett e del suo Habayt Hayahudi: o lì oppure gli Esteri. Entrambi i ministeri costituiscono ruoli chiave all’interno del gabinetto e il Likud, forte dei suoi 30 seggi, vorrebbe tenerli entrambi, dopo aver lasciato le Finanze a Kahlon. Secondo Haaretz e Jerusalem Post, Bennett ha chiesto anche i ministeri dell’Educazione e degli Affari Religiosi. Potrebbe ottenerli, a patto di lasciare la presa sul resto. Il condizionale è d’obbligo perché sugli Affari religiosi ha poggiato gli occhi anche Shas: Aryeh Deri, leader del partito fondato da rav Ovadia Yosef, già in campagna elettorale aveva dichiarato di volere gli Interni e ora mette sul piatto anche l’altro ministero. Forse un gioco al rialzo ma Netanyahu dovrà mediare per trovare un equilibrio all’interno del suo esecutivo. Intanto contro Deri è iniziata una campagna on-line perché non entri nel gabinetto di governo. L’appello nasce dalla condanna scontata da Deri per corruzione.

d.r.

(25 marzo 2015)