…Liberazione

È stato opportunamente ricordato, nella polemica nata a Roma intorno alla manifestazione del 25 aprile, che nella guerra portata da Hitler al mondo democratico i palestinesi si trovarono dalla parte dei nazisti. Per quanto ignoto alla maggior parte delle persone, si tratta di un fatto storico indiscutibile e incontestabile. Dal 1921 Gran Muftì di Gerusalemme, Amin al Husayni, fu il leader incontrastato delle rivolte arabe contro gli ebrei in Palestina a partire dal 1920 fino alla grande rivolta del 1936. Favorevole al nazismo fin dall’avvento al potere di Hitler nel 1933, legato al fascismo italiano fin dal 1934, al Husayni si stabilì a Berlino nel 1941 dove intrattenne stretti rapporti con Hitler. Nel 1942 sollecitò la creazione di un’unità militare araba italiana e nel 1943 si impegnò nella creazione di una speciale unità bosniaca musulmana delle Waffen SS. La partecipazione alla guerra nazista non fu quindi solo ideologica, in nome della lotta antibritannica e antisionista, ma militare e operativa. Tutto questo è storia.

Non si capisce quindi che cosa abbiano a che fare le organizzazioni filopalestinesi nella preparazione della manifestazione per il 70° anniversario della Liberazione, un fatto storico che non coinvolge il conflitto israelo-palestinese ma la guerra di liberazione antinazista, ed entro questo contesto lo sterminio degli ebrei in Europa e il ruolo della Brigata Ebraica nelle operazioni militari in Italia a fianco degli inglesi e degli americani. Che tutti, individualmente, abbiano il diritto di partecipare alla manifestazione del 25 aprile, sionisti o antisionisti che siano, è evidente. Ma che delle sigle che in questo contesto specifico non possono non richiamare il fronte su cui i palestinesi militavano durante la seconda guerra mondiale non solo si pongano fra gli organizzatori ma si permettano di conferire patenti di democrazia agli altri, è pura follia.

Anna Foa, storica

(6 aprile 2015)