Oltremare – Filtri
Il vantaggio di abbandonare temporaneamente Israele subito dopo le elezioni e mentre si finisce di discutere il piano internazionale per arginare il nucleare iraniano, è che da un giorno all’altro si entra in una bolla di notizie rarefatte e filtrate. Dal commento diretto, dal battibecco sempiterno ad ogni livello da parte di quelli che il nuovo governo di Bibi e l’atomica iraniana li hanno a pendere sul capo come una spada di Damocle ben poco metaforica (noi tutti), a commentatori televisivi che dispongono di un comprensibile distacco pragmatico e scambi di battute fra ebrei diasporici, che con l’andar del tempo comprendo invece sempre meno.
Forse eravamo andati tutti un po’ in overdose di notizie elettorali, e avremmo risentito comunque di questa improvvisa apnea anche restando in Israele per la festa. Ma mi capita ogni volta che ritorno per un tempo limitato nel lato del mare che per me ha dato inizio a tutto: le notizie su Israele in diaspora sono come guardare dentro un caleidoscopio che contiene esattamente gli stessi pezzetti di vetri colorati, ma che è stato appena scosso a formare una composizione del tutto irriconoscibile rispetto a quella guardata appena prima di imbarcarsi al Ben Gurion.
E se fosse solo una questione di linguaggio o di diversa sensibilità, non sarebbe grave. Ma il filtro che governa la rilevanza delle notizie dal Medio Oriente è qualcosa di misterico e quasi affascinante. Emergono a tratti dichiarazioni tonanti di Netanyahu, e questo è normale essendo il capo del governo. Mi pare che invece il nuovo presidente Rivlin non abbia ancora conquistato l’audience fuori da Israele ed è un peccato perché l’uomo pensa bene e parla meglio. E poi trovano spazio fatti di cronaca di rilevanza discutibile, insieme a ogni singolo incidente o lancio di pietra o scontro che sui giornali israeliani fanno al massimo un trafiletto.
Due pesi e due misure, lo sappiamo. Eppure anche un’abitudine pragmatica dei media a sovraesporre ogni notizia che contenga violenza e arrivi dal nostro piccolo paese. Anche adesso che l’Isis spadroneggia fino ai nostri confini. Quindi due pesi, due misure, e nessun senso del relativo.
Daniela Fubini
(6 aprile 2015)