…Iran
“Fra 13-15 anni, al termine dell’accordo ora prossimo alla firma, l’Iran si troverà a soli tre mesi dalla quantità di uranio necessario alla bomba”. Questa frase non è tratta da un comizio di Bibi Netanyahu, l’ha detta l’altro ieri il presidente americano Obama. Secondo lui, l’argomentazione dovrebbe convincere i contrari all’accordo a cambiare idea. A noi sembra piuttosto il contrario. “A Losanna l’Iran ha ottenuto il diritto (sinora contestato ma previsto dal Trattato sulla non proliferazione) di arricchire il proprio uranio. È una concessione, che permetterebbe a Teheran di costruire prima o dopo un ordigno nucleare. È possibile”. Anche questo non è un testo di Netanyahu, l’ha scritto Sergio Romano sul Corriere. “Nell’accordo vi sono clausole molto particolareggiate sulle ispezioni dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ed è previsto che le sanzioni verranno progressivamente revocate soltanto quando gli ispettori avranno verificato che gli impegni presi sono stati rispettati”. Questa citazione, sempre nelle parole di Romano, sembra venata di sottile umorismo. Mentre la prossima è venata di non molto sottile cinismo: “l’ipotesi del ricorso a un’operazione militare, come è accaduto per il reattore iracheno Osiraq nel giugno 1981 e per quello siriano a 300 km da Damasco nel settembre 2007, avrebbe disastrose conseguenze per i rapporti di Israele con gli Stati Uniti e per la sua immagine nel mondo”. Di fronte alla minaccia nucleare, l’immagine è certamente la cosa che conta di più. Buone feste.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
(9 aprile 2015)