Qui Gerusalemme – Il valore della testimonianza
L’annuale cerimonia di Yom HaShoah organizzata dai giovani della Comunità ebraica italiana di Gerusalemme si è tenuta ieri presso la sinagoga italiana della città. Tra i partecipanti, presenti anche l’Ambasciatore Francesco Maria Talò, il Console generale Davide La Cecilia, il Console Elena Clemente, il presidente della Hevrat Yehudei italia Angelo Piattelli, la vicepresidente e responsabile della cultura Cecilia Nizza. Al centro della commemorazione la lettura di testimonianze scritte appartenenti alle famiglie della Comunità.
La cerimonia ha avuto inizio con la lettura di un testo scritto da Samuel Di Porto durante il suo viaggio scolastico in Polonia per visitare i campi di sterminio. Di Porto non ha potuto partecipare personalmente in quanto impegnato nel servizio militare. Altri due soldati, ragazzi appartenenti alla terza o quarta generazione dopo la Shoah, hanno invece avuto un permesso speciale per essere presenti alla cerimonia e leggere alcune delle testimonianze.
Tra i vari testi che hanno commosso i presenti, la lettera di Franco Cesana, conosciuto come ‘il partigiano bambino’, a sua madre, quella di Rubino Salmoni alla madre letta dal nipote Gavriel e una testimonianza di Vittorio Sacerdoti, nato a Padova, che ha combattuto insieme agli Alleati contro i nazisti, letta dal nipote, attualmente soldato nelle Forze di difesa israeliane.
In seguito il Console generale e l’Ambasciatore hanno espresso il loro cordoglio leggendo come ogni anno una pagina dal Libro dei nomi delle vittime.
La cerimonia è stata organizzata dai giovani della Comunità con l’aiuto di Cesare Pavoncello, David Pacifici e Cecilia Nizza. Al termine tre soldati hanno posato insieme a una foto scattata nel 1918 e attualmente esposta al Museo di arte ebraica italiana, che ritrae due soldati ebrei austroungarici prima della celebre battaglia del Piave davanti alla sinagoga di Conegliano Veneto, poi trasferita a Gerusalemme nel 1952 da Shlomo Umberto Nachon (a sinistra la foto del 1918 e quella scattata dopo la cerimonia, di David Pavoncello).
Fra i tre soldati a posare di fronte alla fotografia, anche Yael Lazar, il cui arruolamento per il servizio militare è stata una scelta volontaria, in quanto essendo celiaca ne sarebbe esentata. Questo, tra l’altro, testimonia il grande coinvolgimento delle donne all’interno della società israeliana, ed è particolarmente significativo proprio all’indomani della dichiarazione delle Nazioni Unite che afferma l’emarginazione delle donne in Israele, senza nessuna menzione di Stati arabi.
“Ascoltare questi testi è stata un’esperienza molto speciale. Si può dire che forse la nostra sarà l’ultima generazione che potrà sentire le testimonianze direttamente dalla voce dei sopravvissuti”, ha commentato una giovane alla fine della cerimonia. “È nostro compito – ha continuato – tramandarle di padre in figlio proprio come facciamo ogni anno con il racconto dell’uscita del popolo ebraico dall’Egitto che abbiamo letto da poco”.
Michael Sierra
(17 aprile 2015)