Nepal, Israele in prima linea negli aiuti
“I nostri pensieri sono per la popolazione del Nepal alle prese con questo terribile disastro, e per i nostri cari in pericolo. Lo Stato d’Israele si sta mobilitando per aiutare nella ricerca e nel salvataggio delle molte vittime”. Questo il messaggio diffuso dal presidente della Repubblica Reuven Rivlin nelle ore immediatamente successive al terremoto che ha colpito il paese asiatico.
Israele si è mobilitato già da sabato stesso facendo un sopralluogo per inviare squadre di soccorso al più presto. Il Ministro degli esteri Avigdor Lieberman ha inoltre annunciato l’invio di aerei per evacuare i cittadini israeliani sfollati e riportarli a casa.
“Israele sente il dolore per il disastro che ha colpito il vostro Paese”, ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu. “Il nostro Stato – ha annunciato sabato – renderà subito disponibile assistenza medica e di soccorso per l’emergenza. La prima squadra è già partita questa notte, e continueremo la ricerca dei dispersi e la cura dei feriti”.
Un aereo dell’aviazione israeliana è dunque subito partito sabato sera, con una squadra di cinque persone incaricata di inviare un rapporto sulla situazione e poter inviare sufficienti aiuti. Stando alle informazioni fornite dal governo domenica mattina, è stato stabilito di inviare un aereo con un team di soccorso del Magen David Adom, uno con una delegazione congiunta delle Forze di Difesa israeliane e del Ministero degli Esteri, insieme a un ospedale da campo. I cittadini israeliani che lo desiderano possono tornare a casa su tali aerei. Tra loro, anche 26 bambini nati da madri surrogato nepalesi saranno al più presto spediti ai rispettivi genitori in Israele. Il ministero degli Esteri ha inoltre aperto una linea telefonica per coloro che tentano di mettersi in contatto con i loro parenti e amici in Nepal di cui non si sono ancora avute notizie. Inoltre per iniziativa privata è nata su Facebook una pagina per pubblicare foto degli israeliani ancora da localizzare.
Netanyahu si è consultato immediatamente con Liberman e con il ministro della Difesa Moshe Ya’alon. Liberman a sua volta ha parlato con l’ambasciatore israeliano in Nepal Yaron Meir, che ha potuto offrire un quadro chiaro della situazione informando del fatto che lo staff dell’Ambasciata è salvo, ma che l’edificio a Kathmandu è stato danneggiato e attualmente stanno lavorando nel cortile, dove tra l’altro sabato sera erano accampati già circa 170 israeliani. A causa della catastrofe, giungeranno in rinforzo alcuni diplomatici dalle Ambasciate israeliane in Tailandia e India, oltre che dal Ministero degli Esteri a Gerusalemme, che potranno arrivare non appena l’aeroporto di Kathmandu, danneggiato dalle scosse, sarà nelle condizioni di riaprire. Meir ha inoltre segnalato che, dal momento che le strade della capitale sono impraticabili dalle automobili, gli incaricati dell’Ambasciata israeliana si sono fatti strada a piedi per determinare se ci fossero cittadini israeliani in pericolo e in che modo provvedere all’assistenza. Mentre molti di loro si sono riuniti e accampati anche nella Chabad House di Kathmandu, domenica mattina fortunatamente non sono ancora pervenute notizie di vittime israeliane.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(26 aprile 2015)