Gli ebrei inglesi per Cameron: “Miliband attacca Israele”

miliband-cameronSe vincerà sarà il primo premier inglese di origine ebraica, escludendo ovviamente Benjamin Disraeli, che guidò l’Inghilterra nel 1868 e dal 1874 al 1880 ma che divenne anglicano per farsi avanti nella politica. Se vincerà lo farà però con scarso entusiasmo nella comunità ebraica britannica che, stando ai sondaggi, non avrebbe alcuna intenzione di votarlo e fargli adibire le sue due cucine (che tanto hanno scandalizzato i campioni dell’austerity) a Downing Street, perché contraria alle sue posizioni critiche nei confronti della politica israeliana. Secondo un’inchiesta realizzata dal Jewish Chronicle alla vigilia del voto, a esprimere una preferenza per il candidato laburista Ed Miliband saranno infatti solo il 22% degli ebrei inglesi, mentre il 69%, sosterrà David Cameron, premier uscente e leader dei conservatori.

Ma chi è Ed Milband? Nato nel 1969 a Londra da genitori scampati alla Shoah – Marion Kozak, ebrea polacca attivista per i diritti umani e Ralph Miliband teorico marxista ebreo di ascendenza belga (definito uno dei più importanti professori accademici di marxismo di sempre) – condivide con il fratello David la vocazione politica ed insieme a lui si è conteso nel 2010 il ruolo vacante di leader dei laburisti dopo le dimissioni di Gordon Brown. Dopo essersi laureato a Oxford e una breve parentesi televisiva, si dedica anima e corpo alla politica, concedendosi una breve pausa nel 2002 per visitare Harvard, frequentare due semestri ed entrare in contatto con i democratici statunitensi. Diventato membro del Parlamento nel 2005 e in seguito segretario di Stato per l’Energia (portando avanti la battaglia in difesa dell’ambiente e l’ecologia), nel frattempo ha trovato il tempo di sposare con rito civile l’avvocato Justine Thorton senza rinunciare a rompere il bicchiere come vuole la tradizione ebraica e di avere due figli, Daniel e Samuel (come il nonno, padre di Ralph). Nonostante abbia più volte espresso il suo attaccamento all’identità ebraica e si sia proclamato amico di Israele, il leader dei laburisti non è però riuscito, come detto, a strappare grandi consensi su questo fronte.

A incidere le posizioni assunte a più riprese da Miliband rispetto alle scelte politiche israeliane (il 73% degli intervistati ha dichiarato che nella propria scelta è importante la valutazione delle posizioni assunte rispetto alla questione mediorientale): questa estate si è espresso riguardo al conflitto tra Israele e Hamas dichiarandosi contrario “all’incursione di Israele a Gaza”, alimentando con queste parole la polemica. I laburisti sono poi stati accusati di un silenzio ingiustificabile rispetto agli ultimi attacchi antisemiti che hanno colpito l’Europa e nel frattempo Miliband ha anche dato il proprio endorsement per il riconoscimento dello Stato palestinese.

Scelte, queste, che hanno suscitato reazioni indignate anche tra gli ebrei inglesi storici sostenitori dei labour: lo scorso ottobre la popolare attrice e columnist Maureen Lipman ha dichiarato che dopo decadi di fedeltà ai laburisti non avrebbe più votato per loro, Kate Bearman e l’ex direttrice dei Labour Friends of Israel ha scritto una lettera aperta nella quale comunicava con tristezza “la fine della sua storia d’amore con il partito laburista”.

Così, anche se Miliband abbia cercato di riguadagnare il consenso degli ebrei inglesi spiegando quanto si senta legato alla Comunità ebraica, esaltando il lavoro del rabbino capo del Commonwealth Ephraim Mirvis e dichiari di voler crescere i suoi figli consapevoli delle proprie origini ebraiche, a contrapporlo c’è il leader conservatore David Cameron, attualmente in carica e decisamente simpatizzante di Israele.

Secondo Haaretz, infatti, la Gran Bretagna non avrebbe mai avuto un primo ministro così attento alle ragioni di Israele: “Nonostante i precedenti premier Brown e Blair abbiano sostenuto Israele – riporta il giornale israeliano – ciò che rende Cameron speciale è il fatto di aver tradotto il suo supporto personale in una politica concreta, andando ben al di là delle sole promesse, e il fatto di essersi battuto per portare avanti le sanzioni all’Iran nella sua corsa al nucleare”. Il leader conservatore ha poi condotto in parallelo una battaglia contro l’antisemitismo dichiarando al Jewish Chronicle: “In qualità di primo ministro negli ultimi mesi ho cercato di rassicurare la comunità rispetto ai temi della sicurezza e abbiamo lavorato insieme alle forze dell’ordine per garantire la serenità”. Per poi concludere: “Sento davvero di avere un’enorme responsabilità sulle mie spalle e voglio fare del mio meglio”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked