…indipendenza

In un periodo in cui la rissosità degli abitanti della Terra d’Israele sembra esprimersi ai massimi livelli, lo Stato d’Israele ha preso ieri una decisione che lo colloca alla vetta delle società sensibili al benessere e all’eguaglianza dei propri cittadini, e allo sviluppo delle proprie risorse umane. A partire dal prossimo novembre, ma con effetto retroattivo dal mese di maggio – data di insediamento del governo in carica – a ogni neonato che nasce in Israele senza alcuna distinzione verrà aperto un conto di risparmio individuale in cui lo Stato verserà ogni mese 50 shekel (un po’ più di 10 euro e mezzo al cambio attuale). Il conto – simile concettualmente a un fondo pensione – verrà costantemente alimentato e rimarrà chiuso fino al compimento del diciottesimo anno. E tutto questo mentre vengono mantenuti gli assegni familiari ai livelli attuali, che sono circa dieci volte superiori e variano secondo il numero di figli per famiglia (con la cautela che gli assegni familiari vengono pagati ai genitori che non sempre li utilizzano per il bene dei propri figli). Secondo i calcoli attuariali, con l’interesse composto, ogni diciottenne si troverà a possedere circa 18.000 shekel (circa 4.200 euro) che – a parte il periodo del servizio militare – sono una piccola risorsa utilissima per cominciare la vita adulta: per esempio pagandosi un corso di formazione professionale, o acquistando o magari pagando la prima rata di un bene di produzione o di una piccola abitazione. È insomma un primo passo verso l’indipendenza che viene ad aggiungersi a tutto quanto le famiglie, ognuna con le proprie risorse, possono fare per i propri figli. Il problema è che le risorse delle famiglie sono tanto differenti, e quindi le sperequazioni vengono trasmesse quasi automaticamente da una generazione all’altra. La cifra messa a disposizione dallo Stato non è straordinariamente alta, ma afferma un principio di enorme importanza collettiva vista la complessa stratificazione della società israeliana suddivisa fra ebrei e arabi, religiosi e secolari, ricchi e poveri. E infine ci gratifica notare che il primo a proporre l’idea di un fondo risparmio figli è stato un noto demografo italiano, il professor Massimo Livi Bacci dell’Università di Firenze.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(30 luglio 2015)