“Israele, di fronte alle violenze
il rabbinato ha parlato chiaro”
Si sono levate prontamente e hanno avuto l’eco dovuta le espressioni da parte dei rabbini capo dello Stato e da parte di tanti altri esponenti del rabbinato di condanna netta e categorica per i gravi fatti avvenuti recentemente in Israele. Lo afferma il presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana Giuseppe Momigliano riferendosi anche ad alcune allarmate prese di posizione che si sono registrate negli scorsi giorni.
“Desidero riportare – spiega il rav Momigliano – alcuni passi in ordine di importanza, non cronologico di comparsa. Innanzitutto la dichiarazione ufficiale dei due rabbini capo, diffusa il 3 agosto e ripresa anche in inglese, tra gli altri dal Jewish Chronicle”.
“La Torah d’Israele è un insegnamento di vita, ‘Le sue vie sono vie di dolcezza e tutte le sue strade sono di pace’ (Mishlè, Proverbi 3,17). Chiunque levi la sua mano contro un’altra persona è considerato malvagio, tanto più quando colpisce con parole o causa danni nel corpo e – guai! – compie azioni ancora più gravi. A nome di tutti i rabbini e di tutti i giudici di tribunali religiosi d’Israele noi condanniamo ogni atto di violenza commesso contro ogni essere umano in quanto creato ‘ad immagine di D.O’, sia questi ebreo o non ebreo, soldato o civile. La violenza non è la via della Torah ed è proibita in modo assoluto. Preghiamo per l’unità del nostro popolo. Firmato: Izhak Yosef e David Lau”.
Ecco alcune citazioni di un articolo del rav Eli Sedan, rabbino e direttore della scuola religiosa premilitare “Benè David” (riportato nel sito “Kippah”).
“Ci sono dei giovani che ritengono di agire in nome di D.O e della Torah e compiono nel paese azioni scandalose e abominevoli. Bisogna dire ad alta voce che tutto ciò è falsità e menzogna, questa non è Torah, non è la fede nel D.O che libera il suo popolo, sono persone devianti, che prendono la Torah come pretesto per compiere violenze”. “Questa è profanazione del nome di D.O!. La Torah ha ordinato di ‘Non uccidere’ e questo vale sia verso un ebreo che un non ebreo, verso il giusto come verso il malvagio. Non c’è autorizzazione all’omicidio. In guerra vigono le norme militari, ma solo l’autorità riconosciuta ha il potere di indire azioni belliche e stabilirne i comportamenti. Quando ancora esisteva il Santuario, abbiamo volontariamente rinunciato a sentenziare pene capitali”.
“Chi uccide un ebreo a Yerushalaim o un arabo a Duma è un assassino, e se si giustifica attraverso la Torah profana il nome di D.O e, come i falsi profeti all’epoca biblica, mette in pericolo tutto il popolo d’Israele inducendoli in errore, facendo credere che questa sia la volontà del Signore. Lungi da noi pensare una cosa simile. Senza alcun dubbio questo è contro la Torah e contro la volontà del Signore e nessuno è autorizzato ad affermare diversamente in nome della Torah”.
“C’è un modo assolutamente chiaro con il quale rapportarsi con gli assassini. Che la polizia si occupi di loro come si deve, siano allontanati dalla collettività e in questo modo non rendano impuro il paese con la loro iniquità e la collettività non sia responsabile dei loro misfatti!”.
“Molti altri sulla stessa linea – riprende il rav Momigliano – potrebbero essere riportati. Sono affermazioni nette, categoriche, motivate, importanti anche perché fanno riferimento al pensiero ebraico, alla Halakhah e al rapporto tra le istituzioni religiose e l’autorità dello Stato d’Israele.Quando noi rabbini italiani abbiamo espresso il nostro pensiero, anche senza avere davanti queste dichiarazioni, non avevamo il minimo dubbio di condividere il giudizio del rabbinato ufficiale d’Israele, che si conferma per noi – e crediamo a buona ragione per le nostre Comunità – un punto di riferimento di assoluta importanza e autorevolezza nel campo della Halakhah e dei valori dell’ebraismo insegnati e realizzati. Forse una maggiore attenzione alle diverse fonti di informazione di Israele ci permetterebbe di conoscere meglio e di più il variegato mondo dell’ebraismo religioso che ivi si sviluppa, con dibattiti ed espressioni che vanno al di là degli angusti spazi in cui spesso vengono immaginati.
I gravissimi episodi qui deprecati – conclude iil rav Momigliano – devono infine sviluppare il senso di matura coscienza e corresponsabilità che lega tutti gli ebrei per il futuro del popolo ebraico”.
(17 agosto 2015)