…imbarazzi

La nomina ad ambasciatore di Israele in Italia di Fiamma Nirenstein ha destato qualche perplessità e diversi imbarazzati silenzi, soprattutto nell’ambito delle comunità ebraiche. Non sappiamo bene quale sia stata la reazione in altri ambienti. In effetti, non so se mai in precedenza un cittadino italiano (pur con doppia cittadinanza) e pienamente coinvolto nella vita sociale, mediatica e politica italiana abbia rappresentato un altro paese presso il governo italiano. È vero che a rinunciare a incarichi comunitari e alla stessa iscrizione a una comunità ebraica è cosa presto fatta. Lo stesso si può dire della cittadinanza italiana, di cui ci si può liberare con rapido strappo di passaporto, salvo qualche interrogativo sospeso sull’identità individuale, che è tuttavia questione personale e soggettiva. Rimane alla fine il dubbio solo sull’opportunità che una persona che ha svolto un ruolo attivo e assai visibile nella vita mediatica e politica italiana, con incarichi istituzionali e di partito, in una collocazione che non è stata priva di accesi dibattiti, ricopra ora un ruolo di rappresentanza in favore di Israele (cosa che reputo in sé di splendida e di urgente necessità). Come può Fiamma offrire di sé un’immagine imparziale di fronte alla politica italiana, come sarebbe d’uopo per qualsiasi rappresentante di altro paese? E quale ulteriori confusioni può ingenerare questa nomina presso la massa incolta degli antisemiti nostrani? Non sto anteponendo il mio bieco interesse di ebreo italiano, come qualcuno vorrà intendere, anzi, mi sto interrogando sull’interesse dello Stato di Israele sopra gli interessi personali di ciascuno di noi. Pur sostenendo con forza e convinzione, al di là dei miei forti, fortissimi legami con lo Stato di Israele, che ho il diritto di affermare la mia dignità di cittadino ebreo italiano, di ebreo della diaspora. Credo che il passo falso di Netanyahu sia imperdonabile. Con tutta la mia simpatia per Fiamma, giornalista, e il mio rispetto per la sua appassionata attività a difesa delle ragioni di Israele.

Dario Calimani, anglista

(18 agosto 2015)