Missili sul Golan. “Teheran responsabile”
Tornano a suonare le sirene nel Nord di Israele, e stavota la responsabilità è siriana.
Alta Galilea e Golan le zone raggiunte ieri sera dal lancio di alcuni ordigni, la cui paternità è stata attribuita dall’esercito al Movimento per la Jihad Islamica coordinato e finanziato dal gruppo terroristico iraniano di al-Quds. “Tutti coloro che sono stati tanto veloci a manifestare favore nei confronti dell’accordo sul nucleare devono ora essere coscienti del fatto che è stato proprio un comandante iraniano a dirigere e sostenere la cellula che ha attaccato Israele”, le parole del primo ministro Benjamin Netanyahu a condanna dell’azione.
Il ministro della Difesa Moshe Yaalon ha inoltre aggiunto che il lancio (cui è seguita un’azione israeliana contro alcune cellule oltreconfine) sarebbe un avvertimento da parte di Teheran per futuri attacchi finanziati da un Iran “più ricco e più omicida”, che svincolato dalle sanzioni economiche sarebbe ora maggiormente in grado di intervenire nello scacchiere mediorientale. “Sono queste le intenzioni del sanguinario regime di Teheran, e il mondo occidentale non può rimuovere questo fatto come polvere sotto il tappeto”, il monito di Yaalon.
A causa della guerra civile siriana, è capitato in più occasioni che colpi di mortaio finissero in Israele, ma nel caso dei quattro razzi di ieri l’alto ufficiale dell’Idf Saeed Izadi ha confermato che si tratta senza dubbio di un’azione premeditata.
Secondo quanto dichiarato da Izadi, sono stati i vertici della divisione palestinese delle forze iraniane di al-Quds, l’unità speciale del corpo delle guardie della rivoluzione islamica responsabile delle operazioni extraterritoriali, apianificare l’attacco. A compierlo sarebbe stata poi la jihad palestinese, che opera prevalentemente nella Striscia di Gaza, il cui quartier generale si trova però a Damasco. Il Movimento per la Jihad Islamica dal canto suo ha tuttavia negato un coinvolgimento.
La risposta di Israele, attraverso raid aerei e colpi d’artiglieria, si è focalizzata su Quneitra e su alcune postazioni militari del regime di Assad. Al momento, ad operazione ancora in corso, si contano cinque vittime. “Una cellula jihadista diretta dall’Iran, a 10 chilometri dal confine, che stavamo tenendo sotto controllo” ha affermato un ufficiale di Tzahal.
“Non abbiamo nessuna intenzione di intensificare questo scontro, ma la nostra politica di rappresaglia in caso di attacchi contro civili israeliani resta invariata” ha sottolineato Netanyahu. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro Yaalon, che ha affermato: “Israele non ha mai tollerato eventi che minaccino la sicurezza dei suoi cittadini. Su questo punto non abbiamo nessuna intenzione di venire a compromessi”.
Francesca Matalon @fmatalonmoked
(21 agosto 2015)