Visita Rivlin in sinagoga
L’intervento di Ruth Dureghello

Con il permesso del Rabbino Capo e di tutti i presenti.
Caro Presidente, è per me un grande onore avere il privilegio di poterLe rivolgere, a nome della Comunità ebraica di Roma, il nostro affettuoso saluto, in occasione di questo scambio di auguri per la festa di Rosh Hashana e per i moadim.
Siamo davvero felici di averla qui con noi.
Questo Bet Hakneset rappresenta in parte il simbolo della nostra storia e della nostra presenza a Roma da oltre duemila anni, quindi da prima della distruzione del Bet Hamikdash.
La nostra è una storia orgogliosa, di una comunità che ha contribuito alla nascita e alla crescita di questo paese e di questa città. Voglio solo nominare, fra i tanti, Giacomo Segre, il capitano che condusse la presa di Porta Pia, il Sindaco Ernesto Nathan, che governò egregiamente la città di Roma e tanti altri che il tempo non mi concede di ricordare.
Una storia però, non priva di sofferenze.
 
Queste mura hanno assistito alle deportazioni naziste, al terribile attentato palestinese nel giorno di Sheminì Atzeret del 1982, che ferì oltre quaranta persone e uccise un bambino di due anni, Stefano Gaj Taché Z’L: un nostro figlio, che anche Lei, citando il Presidente Mattarella, ha voluto ricordare.
Quel giorno cambiò la vita della nostra Comunità; capimmo sulla nostra pelle come l’odio nei confronti d’Israele fosse l’alibi per nascondere l’atavico sentimento antisemita. Non fummo colpiti per il nostro sostegno a Israele, ma perché ebrei. Comprendemmo ciò che ancora in tanti si ostinano a non capire: i nostri nemici non fanno distinzioni.
Così è ancora oggi: con la scusa di voler osteggiare Israele, numerose comunità in Europa hanno subito attentati antisemiti.
Noi però non abbiamo paura, non possiamo averla.
Non abbiamo paura di continuare ad essere ebrei che vivono il proprio ebraismo con dignità e gioia.
Nonostante il timore e le dovute attenzioni che le ragioni di sicurezza ci impongono, questa Comunità non cede al ricatto di chi vorrebbe che gli ebrei si nascondessero.
Tra pochi giorni sarà Rosh Hashana, e mi piacerebbe invitarLa Signor Presidente, a passare la festa con noi, nelle nostre famiglie gioiose che si riuniscono per accogliere il nuovo anno.
Abbiamo una scuola che forma alla vita ebraica i nostri figli, dall’asilo fino al liceo, e che insegna loro che essere ebrei è una cosa bellissima.
Signor Presidente, questa è una Comunità particolare, unica forse al mondo. Non ne troverà nessuna con un amore così forte per lo Stato d’Israele.
Già prima della sua creazione siamo scesi in piazza per ribadire il suo diritto a esistere in pace e sicurezza.
 
Noi siamo dalla parte d’Israele a prescindere da chi lo governa, non ci interessa il nome del primo ministro e il partito di provenienza. Noi siamo per Israele perché sentiamo Israele come una parte di noi stessi.
Siamo con Israele contro chi ignora il pericolo di un Iran nucleare e sponsor del terrorismo, contro chi propone il boicottaggio dei prodotti israeliani e siamo con Israele contro chi nega il suo diritto a difendersi.
Siamo con Israele perché è un polo d’innovazione e rinnovamento che contribuisce a sostenere lo sviluppo del mondo intero.
Siamo con Israele perché è l’unica democrazia dell’area, dove i suoi cittadini, ebrei, arabi e cristiani godono di eguali diritti.
Siamo orgogliosi di essere cittadini italiani e, pur volendo tenere distinti la nostra ebraicità e il nostro sostegno a Israele, sappiamo che questo Stato è l’unica garanzia di sopravvivenza per il popolo ebraico.
Per questo difendiamo Israele con vitalità e fierezza, sosteniamo l’Alya dei nostri iscritti e auspichiamo il ritorno a casa degli ebrei di tutto il mondo.
Dai quei primi “Olim” romani, come Alberto e Grazia Spagnoletto, che nel 1927 si trasferirono a Migdel, o anche Fidia Piattelli, fuggito da Roma a causa delle leggi razziali, che fu uno dei fondatori dell’aviazione israeliana, tante famiglie sono partite da qui per salire in Israele.
Molti dei nostri ragazzi scelgono di andare a studiare nelle università israeliane, nelle yeshivot o vanno per arruolarsi nella Zava combattendo valorosamente, come avvenuto anche nell’ultimo conflitto.
Siamo fieri di loro e delle loro scelte.
Abbiamo un legame indissolubile con questi fratelli, perché il futuro della nostra Comunità dipende dal modo in cui riusciremo a mantenere viva Roma, lì in Israele.
La forza di Am Israel è nella nostra unione e solidità, siamo certi che Israele rappresenti la nostra meta e la nostra salvezza, e fintanto che rimarremo un piccolo baluardo dei valori che lo Stato Ebraico rappresenta saremo come delle sentinelle, pronti a collaborare e difendere, spinti dallo stesso legame che unisce un padre ed un figlio.
Il mio augurio è quello di rimanere sempre uniti, forti e consapevoli che ad accomunarci non è solo il passato comune, ma anche lo stesso futuro.
Insieme Presidente, possiamo affrontare queste grandi sfide con voce salda e fiera con cui gridare sempre Am Israel Hai. Il popolo d’Israele vive.
Shana tovà e moadim le simhà a Lei signor Presidente e a tutto il nostro Popolo.

Ruth Dureghello, Presidente Comunità ebraica di Roma 

(4 settembre 2015)