Israele – Bibi e Rivlin divisi sull’Iran

netanyahu rivlinPiù passano i giorni più l’accordo tra le potenze mondiali e l’Iran diventa realtà. Il presidente degli Stati Uniti ha incassato l’appoggio necessario per evitare che il Congresso americano, a maggioranza repubblicana, possa affossare l’intesa con Teheran. E ora si guarda sempre più al dopo, a quando le sanzioni contro il regime iraniano verrano sospese ed entreranno in funzione i meccanismi di controllo sul suo programma nucleare. Ma mentre Obama cerca di tranquillizzare gli alleati mediorientali, Teheran rivela ancora una volta il suo volto peggiore: in queste ore il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, è tornato a minacciare l’esistenza di Israele. “Dopo i negoziati, nel regime sionista dicono che per i prossimi venticinque anni non ci sarà da preoccuparsi dell’Iran. Io dico – il lugubre e intimidatorio messaggio di Khamenei – che non vedrete i prossimi venticinque anni. Se Dio vorrà, non ci sarà nulla di simile al regime sionista nei prossimi 25 anni”. Khamenei ha proseguito, attaccando anche gli Stati Uniti, con cui non vuole dialogare se non sulle questioni legate al nucleare. E intanto in Israele continuano le discussioni tra i vertici politici e militari sulla gestione diplomatica dell’accordo iraniano: intervistato dalla radio dell’esercito, il presidente Reuven Rivlin ha ribadito ancora una volta le sue critiche al Premier Benjamin Netanyahu sulla gestione dei rapporti con gli Stati Uniti riguardo all’intesa. Tra i due uomini del Likud si sta creando un solco sempre più profondo, testimoniato dal fatto che l’ultimo loro incontro risale a due mesi fa, come ha dichiarato lo stesso Rivlin. Il motivo, le differenze espresse in materia internazionale, ha spiegato il presidente, riferendosi in particolare ai difficili rapporti tra l’amministrazione Obama e il governo Netanyahu. “Non c’è dubbio che noi ci saremmo arrabbiati (in riferimento agli israeliani, ndr) se un presidente americano fosse venuto alla Knesset e avesse parlato contro il governo di Israele. Ci saremmo chisti perché diamo ospitalità a chi predica o fa un appello a favore di una posizione o di un’altre legata al nostro sistema politico”, l’affondo di Rivlin in riferimento al discorso tenuto lo scorso marzo da Netanyahu al Congresso americano in cui chiedeva di bloccare l’accordo siglato dall’amministrazione Obama con Teheran. Una strategia, quello dello scontro, che non piace nemmeno all’ex capo del Mossad (i servizi segreti israeliani) Moshe Dagan, che in un dibattito pubblico a Herzelya ha invitato il governo di Gerusalemme a “porre fine” alla politica attuata contro la Casa Bianca. “Il problema è l’Iran, non Barack Obama”, ha affermato Dagan.

(9 settembre 2015)