Madri d’Israele – Gheula
“Che dire? Sono una guerriera io!”
Così esordisce Gheula Siri, in un incontro che mi lascia più toccato del solito.
La mia interlocutrice, infatti, è una vera e propria celebrità da queste parti.
Acclamata dalle folle, ormai abituata a sentir pronunciare il suo nome con entusiasmo, seguito sempre, ovviamente, da uno scroscio di applausi impetuosi.
Classe 1949, è nata in Yemen e si è trasferita in Israele un anno dopo con la sua famiglia.
Un tragico evento stravolge per sempre la sua vita.
“Mi ammalai di poliomielite poco dopo il nostro arrivo, malattia che mi portò a subire una serie infinita di interventi che, tuttavia, non servirono assolutamente a nulla: la mia disabilità era ormai irreversibile.”
Quasi come fosse l’eroina di un cartone animato, Gheula decide di non arrendersi, di non concedersi alla malattia e nel 1963 comincia a cimentarsi nello sport, praticandone svariati generi.
Solo cinque anni dopo gareggia alle Paralimpiadi, che quell’anno ebbero luogo proprio in Israele, portando così a casa ben sette medaglie: una d’oro, due argenti e quattro bronzi.
L’anno successivo, invece, la nostra campionessa ritenta la fortuna, partecipando agli Iwas World Games e conquistando nove medaglie, delle quali quattro d’oro.
Da quella prestigiosa competizione in poi, la carriera di Gheula è in continua ascesa.
“Dopo gli anni duemila ho scoperto la mia passione per il ping pong, diventato il mio principale passatempo e fonte di grandi gioie e traguardi raggiunti.”
Nel 2009 ha partecipato ai Campionati Europei, tenutisi a Genova. Una bella medaglia di bronzo si aggiunge così alla sua già traboccante teca.
Inoltre, nel 2013, la ‘signorina’ (ci tiene a precisare puntigliosa) Siri ha ricevuto il rinomato premio Lifetime Achievement Award, consegnatole dal Sindaco di Ramat Gan presso il Centro Sportivo per disabili locale.
“Se parliamo di passioni non posso certo non citare il Maccabi Tel Aviv”, esclama d’un tratto con un velo, appena accennato, di malizia. “Li seguo ovunque, assiduamente. Ti ricordi la finale dell’Eurolega di un paio di estati fa, tenutasi a Milano?”, mi domanda incalzante.
Certo che me lo ricordo, come dimenticare una simile giornata.
“Beh, prima di iniziare la partita feci un salto nello spogliatoio per incoraggiare i ragazzi. Dissi loro che ero certa avrebbero vinto e che li aspettavo all’uscita con la coppa. Così fu e durante i festeggiamenti non mancarono di accerchiarmi ed alzarmi sulla sedia a rotelle gridando il mio nome, fu un momento memorabile.”
Le domando in chiusura quale sia il suo segreto, cosa si celi dietro quel sorriso spensierato.
“Prendo la vita con estrema leggerezza Così com’è. Nient’altro!”
David Zebuloni
(8 ottobre 2015)