In ventimila contro il social network
“Facebook fermi gli istigatori,
basta ignorare l’odio palestinese”
Era stato ricoverato due settimane fa in condizioni gravissime, Richard Lakin, una delle vittime dell’attentato compiuto da due terroristi palestinesi sull’autobus 78, a Gerusalemme. Nonostante le cure dei medici israeliani, Lakin, settantaseienne con cittadinanza americana e israeliana, non è riuscito a sopravvivere alle ferite. Con lui, su quell’autobus, sono state uccise altre tre persone e almeno venti ferite. “Ti amiamo papà e faremo del nostro meglio per vivere nel rispetto e amare la vita”, l’affettuoso addio dei figli affidato ai social network. Ma mentre c’è chi usa i nuovi media per esprimere il proprio affetto e dolore, c’è chi li adopera come arma di propaganda e per istigare all’odio: è quanto sta accadendo in queste ultime settimane sul fronte palestinese, con il diffondersi sui social network di post, vignette, video, che incitano ad aggredire e uccidere gli ebrei in Israele. Una situazione considerata tanto insostenibile e pericolosa da portare a una vera e propria class action contro Facebook: nelle scorse ore 20mila israeliani hanno intentato, presso la Corte suprema di New York, una causa contro la piattaforma di Mark Zuckerberg. L’accusa è di non aver bloccato le istigazioni, continuamente rilanciate sui social, da parte palestinese a compiere atti terroristici contro Israele. L’accusa è di non aver bloccato le istigazioni, continuamente rilanciate sui social, da parte palestinese a compiere atti terroristici contro Israele. Secondo i ventimila, i post di Facebook hanno ispirato molti recenti attentati, per lo più compiuti con coltelli e da persone non direttamente affiliate ad organizzazioni terroristiche. “Gli algoritmi e la piattaforma di Facebook collega gli istigatori ai terroristi che sono ulteriormente incoraggiati a perpetrare accoltellamenti e altri attacchi di violenza contro gli israeliani”, si legge nell’istanza presentata alla corte americana. “Demagoghi e capi esortano i loro seguaci a ‘massacrare gli ebrei,’ e offrono istruzioni su come farlo nel modo migliore”, la denuncia di chi ha organizzato la class action. Su Facebook infatti chi istiga al terrorismo ha fatto circolare persino delle immagini in cui si descrive l’anatomia umana per far capire quali siano i posti migliori dove pugnalare una persona. Quanto si chiede è la rimozione immediata “di tutte le pagine, i gruppi e post contenenti istigazioni a uccidere ebrei; a monitorare attivamente la piattaforma per prevenire questo tipo di incitamento” e qualora vi siano post in questo senso, attivarne la rimozione immediata in modo che non possano raggiungere i terroristi o chi aspira a diventarlo.
Daniel Reichel
(27 ottobre 2015)