Etichette UE – La reazione di Israele
Bibi: “L’europa si vergogni”
“La decisione dell’Unione Europea di etichettare i prodotti importati dagli insediamenti israeliani e dalle alture del Golan è una disgrazia ed è caratterizzata da odio nei confronti d’Israele”. È arrivata anche da Atene, dove è avvenuto un vertice di tutti i rabbini capo del continente, la condanna alle nuove linee guida UE approvate mercoledì, secondo le quali la dicitura “made in Israel”potrà essere mantenuta soltanto per i prodotti provenienti dall’interno dei confini precedenti la guerra del 1967, mentre per quelli “made in West Bank” e “made in Golan Heights” dovrà essere specificato se essi provengano da fabbriche israeliane o palestinesi. “L’etichettatura di prodotti dello Stato Ebraico da parte dell’Unione Europea riporta alla mente memorie oscure – le parole a caldo del primo ministro Benjamin Netanyahu – l’Europa dovrebbe vergognarsi di se stessa”.
“Oggi diciamo nuovamente: volete etichettare? Prego. Etichettate i prodotti distinguendo tra quelli fatti in Siria dallo Stato Islamico o quelli fatti in Siria fatti sotto regime di Assad”, la provocazione invece di Pinchas Goldschmidt, rabbino capo di Mosca e presidente della conferenza rabbinica. “Queste iniziative – ha dichiarato – sono il nuovo antisemitismo in Europa”. Iniziative che erano nell’aria da molto tempo, caldeggiate in una lettera firmata da sedici ministri degli Esteri europei tra cui quello italiano, che nondimeno hanno causato una forte reazione di condanna da parte del governo israeliano.
L’Unione Europea, ha dichiarato Netanyahu, “ha preso una decisione immorale, e tra le migliaia di conflitti territoriali nel mondo ha deciso di distinguere Israele soltanto, e non siamo pronti ad accettare che si voglia colpire la parte sotto l’attacco dei terroristi”. Questo provvedimento, ha concluso, “non porterà a compiere passi avanti per la pace, la verità e la giustizia”. Per questo motivo, nelle ore successive all’annuncio dell’approvazione delle linee guida, Gerusalemme ha deciso di sospendere temporaneamente il dialogo diplomatico con l’Unione Europea in segno di protesta, dopo un incontro avvenuto tra rappresentanti del ministro degli Esteri israeliano e l’ambasciatore UE in Israele Lars Faaborg-Andersen. È stato poi chiarito che la decisione riguarda il caso di trattative riguardanti i palestinesi e i diritti dell’uomo, ma che tutti i restanti ambiti del dialogo bilaterale – in particolare quelli di scienza, educazione, cultura e agricoltura – continueranno.
Israele ritiene la natura di questo provvedimento “discriminatoria e mirata al boicottaggio”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Emmanuel Nachshon. “In essa – ha specificato – vediamo un intento politico di cambiare la realtà sul campo, e avremmo sperato che l’Unione Europea investisse le sue energie e i suoi sforzi nel riportare i palestinesi al tavolo dei negoziati piuttosto che nell’etichettare i prodotti israeliani”. “È una vergogna che l’Europa agisca con ipocrisia, motivando le proprie decisioni con pretesti di carattere ‘giuridico’, mentre le reali intenzioni sono politiche: stigmatizzare Israele, dando di fatto manforte agli appelli al boicottaggio dello Stato degli ebrei”, ha incalzato l’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(12 novembre 2015)