Bibi-Abbas, la stretta di manoancora tutta da interpretare
Già di per sé l’immagine immortalata a Parigi, durante la Conferenza sul clima, dai fotografi dell’Associated Press è una notizia. Una stretta di mano tra il Primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas è infatti un evento raro. Era dal settembre del 2010 che i due non si incontravano faccia a faccia; da allora nessuna stretta di mano era stata registrata. A Parigi, l’inatteso vis-a-vis, avvenuto nel corso dello scatto della fotografia ufficiale con tutti i leader del mondo, raccoltisi nelle scorse ore nella Capitale francese per parlare dei cambiamenti climatici e, a latere, di terrorismo e della guerra in Siria. Netanyahu e Abbas hanno scambiato poche parole ma, subito dopo, entrambi hanno dichiarato che la stretta di mano non significa un riavvicinamento tra le parti. “Solo una questione di protocollo”, come ha affermato Netanyahu, aggiungendo che “è importante che il mondo veda che noi siamo sempre disponibili per parlare. Ma, d’altra parte, non mi faccio illusioni su Abu Mazen”. Secondo il Premier israeliano “l’istigazione gioca un ruolo centrale nel fomentare il terrorismo” contro i civili e soldati israeliani e il leader palestinese “deve smettere di istigare, di spargere bugie riguardo al Monte del Tempio”, riferendosi alle accuse di Abu Mazen a Israele di voler cambiare lo status quo del luogo sacro sia per musulmani così come per gli ebrei. Netanyahu ha spiegato di aver posto la questione anche durante il breve incontro avuto con il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e con il suo segretario di Stato John Kerry: “il Presidente Obama mi ha detto che intende parlare di questa questione (dell’incitamento) con Abu Mazen e che è d’accordo con me che deve finire”.
Dall’altra parte, il leader palestinese nel suo intervento a Parigi al summit sul clima ha puntato il dito contro Israele, affermando che “le nostro risorse vengono usurpate, i nostri alberi estirpati, la nostra agricoltura distrutta”. Secondo Haaretz, il vertice parigino è stata l’occasione per il presidente dell’Anp di chiedere al Presidente francese Francois Hollande di rinnovare il suo impegno in favore dell’approvazione di una risoluzione Onu sulla questione del conflitto israelo-palestinese. La Francia aveva appoggiato una mozione considerata favorevole ai palestinesi – poi bocciata dal Consiglio di Sicurezza Onu – in cui si fissava a un anno il termine per il conseguimento della pace con Israele e si ordinava la “fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi entro il 31 dicembre 2017”.
Di fronte a tutto questo, la stretta di mano tra Netanyahu e Mazen – sottolinea tra gli altri l’americano Atlantic – non può essere interpretata come un cambiamento nei rapporti tra le due parti o come una possibile riapertura del negoziato di pace, affossatosi dopo l’ultimo tentativo del segretario Usa Kerry.
d.r.
(1 dicembre 2015)