L’Associazione medica israeliana
“Tutti i pazienti sono uguali,
che siano vittime o terroristi”
Sulla scena di un attentato terroristico medici e paramedici israeliani dovranno prestare soccorso ai feriti in base alla gravità delle loro condizioni, anche se ciò potrebbe significare trattare prima il terrorista rispetto alle sue vittime. Ad affermarlo la Commissione etica dell’Associazione medica israeliana (Ima) che con una recente direttiva ha modificato in modo significativo le linee guida vigenti. Fino ad oggi infatti il principio seguito era quello del “charity begins at home”, ovvero si dava priorità alle vittime dell’attentato anche nel caso in cui il ferito più grave fosse l’attentatore. La decisione di cambiare il cosiddetto triage (il metodo di valutazione e selezione usato in presenza di più pazienti per assegnare il grado di priorità del trattamento) è arrivata in seguito alle obiezioni sollevate alla Commissione dell’Ima dalla Physicians for Human Rights, secondo cui le precedenti linee guida contraddicevano etica medica e leggi umanitarie internazionali.
Intervistata dal quotidiano Israel Hayom, il capo della Commissione etica Tammy Karni ha affermato che le regole precedenti richiedevano ai medici di verificare chi fosse un attentatore e chi una vittima. “I dottori non sono giudici – la posizione di Karni riportata sul giornale israeliano – Mantenere la direttiva precedente significava che i medici dovevano indagare su chi fosse responsabile e punirlo non fornendo il trattamento”. “È molto facile fare errori quando si è di fronte a eventi con un grande numero di vittime, e non ci i può aspettare dal medico sul luogo di accertarsi dell’identità delle vittime. Deve concentrarsi sul salvare più vite possibili. È ingiusto caricarlo di criteri ulteriori nell’applicazione del triage, criteri che non hanno nulla a che fare con lo stato di salute del paziente”.I quotidiani israeliani ricordano come la Commissione etica sia l’unica istituzione preposta a indicare gli standard etici per la realtà medica israeliana e le sue decisioni devono essere seguite da medici, paramedici, servizi emergenziali e infermieri. Un portavoce del Maghen David Adom, il servizio di pronto soccorso israeliano, parlando con l’agenzia di stampa Jta ha sottolineato che l’organizzazione ha sempre curato i pazienti solo sulla base della gravità delle ferite.
Le linee guida precedenti, ovvero quelle che seguivano il principio del “charity begins at home” (letteralmente, “la carità/beneficenza inizia da casa”), erano state approvate nel 2008 da un gruppo di medici della Commissione etica, tra cui il direttore del dipartimento di medicina d’urgenza dell’ospedale Ichilov di Tel Aviv Pini Halperin. Interpellato da Israel Hayom, Halperin ha criticato la recente modifica, affermando che delle indicazioni sul trattamento dei nemici sono necessarie. Per Halperin un incidente con molti feriti “è una situazione estrema, caratterizzata da staff e attrezzatura medica esigui. Se è impensabile negare a un terrorista le cure mediche, in una situazione in cui devi prendere decisioni di vita o di morte sui feriti, credo che tu debba trattare prima le vittime, che siano arabi o ebrei, poi il nemico”.
“In tutti i casi di attacchi terroristici, le equipe mediche dovrebbero trattare le vittime e solo successivamente l’aggressore”, ha dichiarato il rabbino Yuval Cherlow, capo del Comitato Etico dell’Organizzazione Tzohar alla Jta. “Solo nei casi in cui non sia facilmente determinabile chi è il terrorista e chi è la vittima, i medici dovrebbero scegliere di trattare prima il ferito più grave”.
Daniel Reichel
(17 dicembre 2015)