Israele e il terrorismo interno
Due estremisti alla sbarra
Formale incriminazione per due giovani estremisti ebrei ritenuti responsabili di un rogo appiccato in estate a Duma, in Cisgiordania, in cui morirono tre membri di una famiglia palestinese tra cui un bambino di un anno e mezzo, il piccolo Ali Saad Dawabsha.
Amiram Ben Oliel, 21 anni, è stato accusato di omicidio. L’altro giovane alla sbarra, che è minorenne e la cui identità non è stata resa nota, di complicità in omicidio.
Contestualmente altri tre estremisti sono stati incriminati per diversi episodi di violenza verificatisi negli scorsi mesi, a danni di cittadini arabi e contro luoghi di culto cattolici. Tutti e tre, stando alle carte, apparterrebbero a nuclei terroristici ispirati a una ideologia “razzista” e “nazionalista”.
“Più che vergogna provo dolore, perché membri del mio popolo hanno scelto la via del terrorismo e hanno perso il volto umano. La loro strada non è la mia, la loro strada non è la nostra” aveva scritto il capo dello Stato Reuven Rivlin in un messaggio pubblicato su Facebook (sia in ebraico che in arabo) a poche ore dai fatti di Duma. Nello stesso messaggio il presidente aveva espresso delle perplessità sul modo in cui la minaccia interna era stata trattata fino ad allora.
Come si apprende in queste ore, il lavoro di investigazione è stato portato avanti in profondità e ha permesso di schedare molteplici profili criminali. Per 23 giovani estremisti potrebbe così arrivare presto una incriminazione.
(Nell’immagine il rogo appiccato a Duma)
(3 gennaio 2016)