Saggi gli israeliani

sermonetaHo trascorso qualche giorno a Tel Aviv, complici le vacanze natalizie che mi hanno permesso di assentarmi dal lavoro per qualche giorno di ferie.
Questo prima del tragico attentato che mi ha lasciato sconvolta, accaduto vicino alla casa che avevo preso in affitto, in quel negozio dove ero entrata qualche giorno prima, ora teatro di tanto orrore. Al posto di quei giovani ragazzi sarei potuta esserci io.
La verità è che mai, in quei giorni, ho fatto i conti con questa possibilità. Mai ho percepito paura e tensione. Tutt’altro.
Avevo attorno a me solo un’aria leggera e serena dettata dalla temperatura primaverile.
Con un sentimento che credo sia comune a molti, a chiunque abbia nel cuore Israele, ho trascorso quattro giorni a chiedermi come sarebbe, in futuro, la mia vita lì. Un pensiero ricorrente. Tante le domande, le valutazioni, i pro, i contro.
Ho passato quattro giorni a cercare di capire, a chiedermi se mai riuscissi ad integrarmi, ad imparare, dopo anni di vani tentativi, un ebraico decente tale da poter comprendere una conversazione, ad esprimermi senza far ricorso al mio inglese. Ho pensato alle mille difficoltà, alla ricerca di un lavoro, una casa, la ricostruzione di una vita intera.
Molte sono le ragioni che mi legano all’Italia, a Roma. La mia famiglia, gli affetti, gli amici, le quotidiane abitudini, il lavoro costruito e mantenuto con tanti sacrifici.
Altrettanti i motivi che potrebbero spingermi all’Alyah: un paese in crescita, in continua evoluzione, con le mie tradizioni, accanto al mio popolo.
L’emozione più forte è stata la gioia di vedere tanti giovani e tanti, tantissimi bambini felici. Simbolo di speranza, di futuro, in totale contrapposizione a quella sensazione di latente depressione che provo qui in Italia, un paese sempre più fermo e stanco. Proprio come i nostri anziani.
Mi sono tornate in mente le parole di un cliente israeliano, quando mia madre espresse il desiderio di essere sepolta un giorno in Israele.
“In Israele vieni a viverci, non a morire!”. Saggi gli israeliani.

Claudia Sermoneta

(8 gennaio 2016)