Israele – A 19 anni, un coraggio straordinario
Hadar Cohen (1997-2016)
“Hadar mi ha salvato la vita”. Non ha dubbi Ravit Mirilashvili mentre ricorda dal suo letto d’ospedale la collega Hadar Cohen. È soprattutto per merito di Hadar, diciannovenne con soli due mesi nella guardia di frontiera alle spalle, se l’attentato terroristico alla Porta di Damasco a Gerusalemme non si è trasformato in una strage. Insieme le due agenti si sono avvicinate a tre palestinesi che si aggiravano in modo sospetto nei pressi della Porta. Hanno chiesto loro i documenti e mentre uno mostrava il suo, un altro ha tirato fuori un’arma e ha sparato. Nello scontro entrambe sono rimaste ferite ma Hadar era riuscita a rispondere al fuoco. “Siamo qui per proteggere i cittadini, per questo ci siamo arruolate e per questo siamo qui. Non ho dubbi che Hadar lo sapesse e abbia agito guidata da questa consapevolezza”, ha sottolineato Ravit al Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, venuto in visita in ospedale.
Hadar veniva da Or Yehuda, dove abitano i suoi genitori, suo fratello e sua sorella. Nella polizia di frontiera, come detto, aveva iniziato il suo percorso da soli due mesi, e stava ancora svolgendo il suo addestramento. Proprio lo scorso giovedì, insieme anche a Ravit, Cohen aveva partecipato alla cerimonia di giuramento che si tiene poco dopo aver raggiunto la metà dell’addestramento. Ciononostante, le due giovanissime ufficiali “avevano già completato l’addestramento minimo sufficiente per il loro schieramento” anche in un luogo particolarmente sensibile come la porta di Damasco, come ha fatto sapere in un comunicato rilasciato nelle ore successive all’attentato la polizia di frontiera.
“Hadar era una ragazza che tutti amavano”, l’ha ricordata sua zia Zehavit Cohen su Haaretz. “Era buona e bellissima – ha aggiunto – aveva successo in ogni cosa volesse”. Tra queste c’era anche arruolarsi nella polizia di frontiera, di cui la diciannovenne sognava di diventare un giorno comandante. “Diceva sempre che si stava divertendo e che stava bene – ha raccontato Zehavit – anche quando le cose erano difficili”.
Ad Hadar e a Ravit è andato subito il pensiero del presidente israeliano Reuven Rivlin, che nelle ore successive all’attentato ha affermato che la loro attenzione “è servita un’altra volta come barriera difensiva”. I tre terroristi, rimasti uccisi, erano infatti arrivati alla porta di Damasco armati di coltelli, armi da fuoco ed esplosivo, con cui intendevano perpetrare un attacco combinato, sventato dunque dalle due ufficiali che li hanno fermati insospettite dal loro atteggiamento. “Ringrazio voi – le parole di Rivlin – le forze della polizia di frontiera, uomini e donne protettori delle mura di Gerusalemme, a nome della nazione per il vostro servizio nel lottare contro il terrore e la violenza omicida che non conosce confini”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(4 febbraio 2016)