Gli italiani e il sapere – La cultura nell’era digitale
Gli italiani usano di più i libri o Internet quando vogliono informarsi? Dipende. E la rivoluzione è tutta in quest’unica parola. Oggi per gli italiani la cultura è «on demand», un palinsesto da formare in modo personale sulla base delle proprie esigenze dove il libro e le biblioteche non sono affatto relegate ad un ruolo di nicchia ma sono protagoniste quanto Internet. Dipende dagli argomenti.
È quanto emerge dalla ricerca «La trasmissione della cultura nell’era digitale» realizzata dal Censis insieme con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. È un’inchiesta sul sapere che disegna un ritratto diverso del rapporto degli italiani con la cultura. Non esistono pregiudizi né preclusioni di alcun tipo. I libri restano «prioritari» quando bisogna occuparsi di letteratura, storia o geografia. Persino Wikipedia, in questi casi, viene usata da poco meno di un quarto dei partecipanti alla ricerca. Quasi 8 italiani su 10 leggono romanzi, racconti o poesie sui libri, 7 su 10 nel caso dei saggi e poco meno nel caso di testi scolastici e universitari. Quello che resta intatto è soprattutto il rapporto di fiducia: «praticamente nessuno considera i libri una fonte non degna di fiducia», afferma il Censis. E se quasi la totalità degli italiani ha fiducia nelle enciclopedie, più di 8 italiani su 10 ritiene poco o per nulla affidabili i social network.
Libri e siti internet sono alla pari quando ci si occupa di studi di economia, scienze sociali e diritto. Internet ha la prevalenza solo quando si devono studiare argomenti come scienze naturali, fisica e matematica per i quali hanno maggiore importanza siti web e motori di ricerca online. I libri non hanno quasi alcun ruolo nella tecnologia e nell’informatica: l’87,7% di chi studia questi argomenti usa Internet. Si usa di più il pc quando si ha bisogno di sfogliare una guida turistica: il 29,1% lo fa sul pc.
Ad un certo punto il Censis avverte: «C’è da chiedersi se non sia in atto una vera e propria mutazione antropologica» nella formazione culturale degli italiani. Ed è proprio così se si osserva che a figura più rappresentativa della cultura è lo scienziato indicato al primo posto dal 22,2% degli intervistati. Subito dopo c’è l’intellettuale (19,3%). Al terzo posto il filosofo (15,7%) e al quarto gli insegnanti (14,9% )che conservano un ruolo ancora molto importante come figure simbolo nella trasmissione della conoscenza. Del tutto irrilevante la figura del politico, solo per lo 0,3% incarna il valore della cultura, a differenza di quanto accadeva quaranta o cinquant’anni fa con i leaders dei partiti.
E se si va a chiedere agli italiani quali sono i luoghi simbolo della conservazione e della trasmissione del sapere il 27,6% risponde Internet, ma una quota praticamente identica (26,1%) risponde la biblioteca e oppure il liceo e l’università (25,8%). Per oltre 7 italiani su 10 la rete non basta: se si vuole approfondire bisogna leggere dei libri. Solo un italiano su 4 crede che grazie a Internet si possano scrivere tesi di laurea senza dover consultare libri o entrare in biblioteca e più della metà considera le tante risorse disponibili in rete troppo frammentare e una fonte di distrazione e comunque eccessivi rendendo quindi difficile selezionare che cosa è davvero utile e interessante.
Alla fine il ruolo della rete appare davvero marginale per chi sta studiando: solo il 6,5% trova che le informazioni su Internet siano esaustive e non prova il bisogno di verificarle altrove. Vale a dire sui cari, vecchi libri.
Flavia Amabile per La Stampa
(12 febbraio 2016)