La potenza dell’arte

bassano“Il cinema iraniano mi ha tolto la capacità di disumanizzare un’intera nazione e mi ha costretto a considerare gli iraniani persone come me. È forse la maggiore potenza dell’arte: ti impedisce di continuare a percepire l’altro come altro e ti obbliga a capire che, pur con religioni e nazionalità diverse, siamo tutti uguali”. Così Etgar Keret insieme allo scrittore iraniano Aziz Hakimi, spiega in un articolo tradotto sul Corriere della Sera come si è avvicinato attraverso il cinema e la letteratura alla comprensione di un popolo considerato “nemico”. L’arte come ponte tra le culture è una tautologia, ed invece anche alla luce dei noti boicottaggi accademici che creano nuove barriere, traspare come le persone, in un mondo globalizzato e sempre più “social”, si conoscano così poco ed approssimativamente. Il nuovo razzismo – perché pur di questo si tratta – è come sostiene Pierre-André Taguieff, “essenzialista”, riduce l’individuo allo statuto di un qualsiasi rappresentante del suo gruppo di appartenenza o della sua comunità d’origine (o stato-nazione) elevata a comunità di natura o d’essenza, fissa ed insormontabile.
Una serie di interviste presenti su Youtube con il titolo “the Ask Project”, realizzati da un filmmaker israeliano di origine canadese, Corey Gil-Shuster, indagano i molteplici aspetti della società israeliana attraverso dei quesiti, formulati da chiunque tramite mail, rivolti poi a israeliani incontrati in luoghi pubblici nelle principali città. I risultati delineano così un ritratto di Israele e della sua popolazione, lontano dai soliti pregiudizi e stereotipi. Viene chiesto per esempio, quale sia il legame con il paese dei propri antenati – particolare che ognuno ricordi il proprio background – o quale sia il sentimento nei confronti di un determinato gruppo etnico. Al quesito su quale sia la percezione reciproca tra arabi ed ebrei è interessante notare che, sebbene l’ostilità sia nettamente più comune tra i primi verso i secondi, la maggioranza di entrambi i gruppi confessano di conoscere raramente l’altro in maniera diretta. Questo allora, potrebbe essere uno dei problemi di fondo del lungo perdurare del conflitto arabo-israeliano, almeno da un punto di vista psicologico. Niente meglio dell’arte, qualora non sia possibile una pura relazione tra individui, è capace di creare una connessione che porterà il fruitore a guardare il vicino e il mondo con occhi diversi.

Francesco Moises Bassano

(12 febbraio 2016)