No al complottismo – Resistenza francese
Le teorie del complotto che vogliono spiegare le stranezze del mondo sono vecchie praticamente come il mondo stesso. Ogni evento e ogni fenomeno della storia si è prestato per essere interpretato come il frutto di cospirazioni e poteri magici, dai Protocolli dei Savi di Sion alle streghe, e con il passare del tempo si sono sommate occasioni di inventare contorte spiegazioni che svelerebbero quanto le persone siano pronte a farsi ingannare dal sistema, in quantità direttamente proporzionale alla diffusione dei mezzi di comunicazione usati. E dopo i dubbi sulla passeggiata di Armstrong sulla Luna nell’era della tv e l’11 settembre – uno dei grandi favoriti dei fautori delle teorie del complotto – nell’era di internet, in quella dei social a procurare materiale sono stati gli attentati di Parigi, quelli di gennaio e poi quelli di novembre. La ragazza in lutto sia di fronte alla redazione di Charlie Hebdo sia di fronte al Bataclan non è forse la stessa, un’attrice ingaggiata per piangere a comando? E sarà un caso che i percorsi della manifestazione dopo gli attentati di Charlie Hebdo se disegnati su una cartina formino proprio la sagoma dello Stato d’Israele? I sondaggi parlano di un 51 percento di francesi interessati ai temi cospirazionisti, e il 36 percento dei giovani tra i 15 e i 24 anni crede all’esistenza di una società segreta che dirige il mondo. Dati resi ancora più spaventosi dal fatto che i teenager francesi passano tantissime ore al giorno su internet, dove il rischio di incappare in video che promuovono queste teorie si moltiplica esponenzialmente. Ed è di fronte a questa realtà che il ministro dell’istruzione francese Najat Vallaud-Belkacem ha deciso di intervenire, varando una campagna per le scuole intitolata “On te manipule!” (ti manipolano!), volta a sensibilizzare gli studenti direttamente nelle scuole, attraverso materiali educativi e formazione per gli insegnanti.
“Le teorie del complotto entrano sempre più spesso nelle aule e gli insegnanti sono i primi a testimoniare del fatto che che i loro corsi sono contestati perché si sostiene di aver letto una cosa o l’altra su internet, con una retorica ormai ben rodata”, ha affermato Belkacem. Già dal 2007 esiste il Conspiracy Watch, un Osservatorio contro il cospirazionismo, diretto da Rudy Reichstadt, che offre materiale per smontare tutte le teorie messe in circolo attraverso la documentazione. Ma “On te Manipule” nasce come strumento diretto espressamente ai giovani e alle scuole. Per farlo, il Service d’Information du Gouvernement (SIG) che ha curato la campagna governativa, ha scelto di parlare il loro linguaggio. Non solo #Ontemanipule è un hashtag lanciato su tutti i social network, incluso un nuovo account di Snapchat, ma il testimonial scelto è lo youtuber Kevin Razy, che ha fatto un video ad hoc in cui spiega ai giovani che “bisogna pensare con il cervello, non con gli occhi!”.
“Facendo credere alle persone che società segrete manipolino la loro opinione per mantenere il potere, le teorie del complotto favoriscono la perdita di fiducia verso le istituzioni, i media la scienza e in fin dei conti anche la democrazia”, si legge in un comunicato del SIG. Di fronte alla confusione nel distinguere il vero dal falso creata dall’avvento di internet con la sua moltitudine di contenuti e di fonti, continua il comunicato, “il SIG si dà per obiettivo di sensibilizzare i giovani internauti a decriptare i discorsi complottisti in maniera ludica, d’impatto e duratura”. Sul sito www.ontemanipule.fr si trovano dunque i “7 comandamenti della teoria del complotto” – tra cui “Vedrai segni del complotto ovunque” e “Avrai spirito critico… ma non per tutto” – e un piccolo vademecum grafico da tenere sempre a portata di mano per comprovare la veridicità di una teoria.
Accanto a questo, Belkacem ha organizzato una giornata di studio con insegnanti e psicologi per “lanciare un movimento”. Un’iniziativa nata dalla consapevolezza che il fenomeno non va sottovalutato in quanto “danneggia i rapporti con la scuola e con il sapere”, in quanto viene messo sempre più in dubbio quanto scritto nei libri di storia o anche di scienze. L’obiettivo primario è quello di incitare i ragazzi e riuscire a fornire loro gli strumenti per verificare e confrontare le loro fonti di informazioni sul web prima di prenderle per vere e sostituirle a quelle ufficiali.
Ma la Francia è già sensibile da tempo al pericolo che i giovani possano essere conquistati dal cospirazionismo che insinua loro il dubbio e li affascina con nuovi improbabili racconti. Già da cinque anni, ad esempio, l’insegnante Sophie Mazet, professoressa in un liceo della banlieue parigina, ha istituito dei corsi di “autodifesa intellettuale” settimanali per studenti tenendo lezioni dai titoli accattivanti. Un’idea, racconta La Stampa, che Mazet ha avuto leggendo una citazione attribuita al linguista Noam Chomsky su un libro del professore canadese Normand Baillargeon: “Se disponessimo di un autentico sistema educativo, esso includerebbe corsi di autodifesa intellettuale”.
Francesca Matalon
(12 febbraio 2016)