Notizie dal Technion – Engineers Without Borders
EWB (Engineers Without Borders) è una rete di organizzazioni non governative presente in tutto il mondo, che si propone di aiutare comunità economicamente e socialmente svantaggiate attraverso soluzioni mirate che, oltre ad essere basate sull’ingegneria, siano amiche dell’ambiente e coinvolgano la comunità in tutte le fasi, dalla preparazione, alla realizzazione, fino alla manutenzione e valutazione. Ciascun gruppo di EWB, pur lavorando in modo indipendente, deve seguire queste linee guida. Lo scopo ultimo è infatti quello di rendere la comunità il più possibile autonoma e di stabilire con essa un rapporto di fiducia e cooperazione che non si limiti al singolo progetto ma abbracci una visione a lungo termine.
Il nostro gruppo è il più giovane tra i quattro attivi presso il Technion di Haifa: siamo nati alla fine del 2013 ed abbiamo scelto di lavorare con le comunità beduine del Negev, in collaborazione con Ajeec-Nisped (the Arab-Jewish Center for Equality, Empowerment and Cooperation – Negev Institute for Strategies of Peace and Development), un’organizzazione no-profit impegnata nel promuovere lo sviluppo economico e culturale dell’area. La situazione dei beduini del Negev è caratterizzata da un tasso altissimo di natalità che si accompagna ad una qualità di vita spesso precaria: povertà di infrastrutture, mancanza di accesso ai servizi, isolamento. Nel primo anno di attività abbiamo visitato diversi villaggi, parlando con le persone e documentandoci sulle difficoltà della loro vita quotidiana, per poi riflettere insieme sulle possibili soluzioni. Il nostro primo progetto, tutt’ora in corso, intende affrontare la problematica del freddo invernale: infatti, benché la temperatura non scenda come in Europa, la mancanza di elettricità e il cattivo isolamento degli edifici fa sì che per in molti villaggi l’inverno sia vissuto con molto disagio.
Abbiamo così lavorato alla progettazione di un sistema di riscaldamento che sfrutta la luce del sole, composto da tubi di lattine dipinte di nero ed altro materiale di recupero. Il primo passo è stato costruire due prototipi e sottoporli a diversi test, per poi correggerne i difetti, e infine presentare l’idea ai nostri primi partner, le maestre e i genitori dell’asilo nido del villaggio di Abu Ashiba. Il mese scorso ha visto finalmente l’inizio della costruzione vera e propria su una delle pareti dell’asilo: la comunità vi ha preso parte insieme a noi, sia nel recupero del materiale necessario, sia nella realizzazione pratica del sistema. Presto il lavoro sarà completato e comincerà la fase di valutazione: dovremo capire se risponde davvero alle esigenze, quali miglioramenti sono necessari e quali possono essere i passi futuri della nostra cooperazione. L’esperienza positiva vissuta fino ad ora ci suggerisce che abbiamo buone ragioni per essere ottimisti!
Potete seguire qui i nostri progressi, mentre qui potete informarvi sul lavoro incredibile del nostro partner, Ajeec-Nisped!
Silvia Gambino e Matteo Laterza
(12 febbraio 2015)
Chi sono
Silvia Gambino, studentessa presso l’Università di Haifa
Sono giunta a Haifa nell’ottobre del 2013 per frequentare un Master in gestione dei conflitti presso l’Università, l’altra grande istituzione accademica della città. La mia adesione al progetto EWB – Negev è stata voluta da un caso fortuito: il capogruppo, Meiron, era uno dei miei coinquilini e proprio in quel periodo stava cercando persone interessate a far parte della sua squadra. All’inizio ero dubbiosa, temevo di non poter essere utile data la mia formazione non ingegneristica, ma presto ho capito che la diversità di competenze e formazione del gruppo, più che un ostacolo, costituiva un valore. Oltre a partecipare ai viaggi nel Negev ed alle giornate di laboratorio per la costruzione dei prototipi, mi sono soprattutto occupata della parte “umanistica” del progetto, che consiste nel valutare i modi più adeguati per stabilire rapporti di fiducia con la comunità e le strategie più efficaci per comunicare il nostro progetto all’esterno; ad oggi ricopro il ruolo di Pr, usando diversi canali per far conoscere il nostro progetto, tra cui in particolare la nostra pagina Facebook. L’esperienza in EWB mi ha insegnato pazienza (tutto richiede sempre più tempo di quanto avevi previsto), creatività (ogni problema può essere risolto in un modo nuovo a cui non avevi pensato), ascolto (all’inizio tutto pensavamo meno che il problema che ai Beduini premesse risolvere fosse il freddo) e mi ha dato più consapevolezza delle mie competenze e del mio valore.
Matteo Laterza, dottorando presso il Technion
Ho iniziato il mio dottorato in ingegneria spaziale al Technion nel 2012. La mia scelta di venire a studiare in Israele si è basata su un insieme di fattori, fra cui il fatto di voler avere un’esperienza in un paese culturalmente vario e diverso, la necessità di basarmi su un’università all’avanguardia e il desiderio di non allontanarmi troppo da casa. Dopo un anno di studi e dopo aver viaggiato per il paese in lungo e in largo ho deciso che volevo darmi da fare in prima persona; ricordandomi della bacheca di Ingegneria senza Frontiere nella mia Alma Mater a Pisa, ho pensato di cercare un gruppo al Technion.
Gli ambienti estremi, come il deserto, e la gente che ci vive mi hanno sempre affascinato, così ho scelto di unirmi al gruppo Negev. Essendo nel mio percorso di studi ad un livello più avanzato della maggior parte degli altri membri del gruppo, mi sono presto trovato a coordinare la parte tecnica di progettazione, costruzione e verifica dei prototipi. Questa esperienza è stata utile da un punto di vista creativo e professionale, sia perché mi sono trovato a cooperare con persone che hanno mentalità e necessità diverse, sia perché mi sono trovato a lavorare con risorse a volte limitate. Il più grande contributo però è stato dal punto di vista personale: vivere, parlare, mangiare e lavorare con i Beduini mi ha regalato esperienze che difficilmente dimenticherò.