educazione – Campioni di ignoranza

hoenlein“Dite agli ebrei americani di investire le proprie risorse nell’educazione dei giovani. Farete di più e meglio per il futuro dello Stato di Israele se riuscirete ad accrescere la loro consapevolezza piuttosto che farvi inviare aiuti in denaro”. 
Tra le voci ebraiche più influenti d’America e del mondo (è nella top 50 del Jerusalem Post), storico consulente e collaboratore di presidenti alla Casa Bianca, il filantropo Malcolm Hoenlein ha sempre messo al centro di ogni suo impegno la formazione e il rafforzamento della conoscenza. 
Si esprimeva così 45 anni fa, quando in qualità di presidente del North American Jewish Student Network incontrava l’allora primo ministro israeliano Yigal Allon. 
E torna ad esprimersi oggi nel solco tracciato allora, lanciando un nuovo allarme sulle lacune che i giovani ebrei americani manifesterebbero riguardo non solo a Israele ma anche a semplici ed elementari nozioni sulla propria identità. 
L’occasione un recente incontro con la redazione del Times of Israel, nel corso del quale sono stati sviscerati numeri, temi, riflessioni, problemi aperti. “Se non si mandassero soldi in Israele, comunque non sarebbero investiti in formazione. Questo è il punto” ha osservato con rammarico Hoenlein, ravvisando una generale mancanza di progettualità. 
Considerazione che si basa anche su un allarmante rapporto diffuso dalla Brandeis University (The Israel Literacy Measurement Project: 2015 Report) in cui emerge come un numero non irrilevante di giovani americani (anche tra coloro che partecipano a viaggi e iniziative di studio in Israele) non sia in grado di intavolare discussioni costruttive e addirittura “sensate” al riguardo. 
“La triste verità – ha detto Hoenlein – è che i nostri ragazzi sono campioni di ignoranza. Facciamo una prova? Chiediamo ai giovani ebrei americani cosa accadde nel 1948, anno della fondazione dello Stato di Israele: la gran parte di loro non saprà rispondere. L’80 per cento ignora persino l’esistenza di un certo David Ben Gurion o ancora di Nathan Sharansky”. 
Queste e altre inquietanti lacune appaiono anche nel rapporto della Brandeis, in cui si commentano i risultati (oggettivamente disastrosi) di un questionario in oltre 90 domande. L’ignoranza sembra farla da padrona, tra svarioni colossali e imbarazzanti vuoti. “Un gap allarmante”, sottolineano i curatori. 
Una mancanza che è grave di per sé e che avrebbe come ulteriore conseguenza il fatto che nel passaggio all’età adulta, dal liceo all’università (a rilevarlo è Hoenlein) “spesso manchino le cognizioni di base per reagire in modo adeguato contro chi, anche nei campus americani, si fa promotore di istanze anti-israeliane”. 

Adam Smulevich

(26 febbraio 2016)