La segregazione e la storia
Secondo la maggior parte dei dati recenti nelle scuole pubbliche americane c’è più segregazione, sia su base razziale che socioeconomica, di quanta se ne sia vista per decenni. Come pubblicato dal New York Times il 23 febbraio il problema della mancata integrazione scolastica è entrato in queste settimane nella campagna elettorale, con Hillary Clinton che ha espresso preoccupazione per la pericolosa tendenza verso la “resegregation” nelle scuole. Obama intanto ha chiesto un budget di centoventi milioni di dollari per sostenere i progetti di integrazione, il doppio di quanto a disposizione al momento, e l’integrazione scolastica è stata indicata come priorità nazionale.
Imparare la pace. Ad Arezzo 15 laureati dal mondo studiano come risolvere i conflitti, ma “soltanto chi ci lavora ogni giorno sa quanto sia lastricata di difficoltà la strada per la costruzione della pace e come dietro ogni mano tesa ce ne sia sempre un’altra che resta ben chiusa in tasca”. Così il 19 febbraio su La Stampa viene raccontata l’esperienza di 15 ragazzi accuratamente selezionati, secondo un principio che potrebbe sorprendere: il titolo per essere ammessi è essere nemico di qualcun altro. “Gli studenti arrivano da Paesi dove crisi, guerre, nemici e muri di divisione sono pane quotidiano. Hanno una laurea e un sogno in tasca: dare una mano al mondo a fare pace con se stesso e i suoi abitanti. Per due anni studiano innanzitutto l’italiano, quindi materie come trasformazione del conflitto, processi di pace, diritti umani e crimi ni di guerra. Vivono per 24 mesi con i loro nemici in uno spazio abbastanza limitato da non concedere scuse: devono provare a parlarsi, a capirsi, a costruire insieme dei progetti”. Sapevano che non sarebbe stato facile, ma il commento più frequente dei ragazzi è che non si aspettavano che tutto fosse così complicato.
La scuola racconta l’Italia. La mostra “Le scuole raccontano l’Italia. Memoria e futuro dell’Istruzione”, raccontata nella sezione news di questo notiziario ha aperto a Roma il 23 febbraio, ed è stata presente su diverse testate. Sul Tempo, il 25, anche qualche informazione su alcuni dipinti esposti: “sono ritratti di ministri, tra i quali, irrinunciabili, quelli di De Sanctis, Croce e Gentile. Ma ci sono pure i quadri acquistati dal Miur. Testimoniano situazioni sociali, come ‘Pane duro’ di Luigi De Giovanni (1934) nel quale una bambina ne sbocconcella un tozzetto. E un paesaggio di Ada van der Schalk esposto nel 1911 da Margherita Sarfatti, a dire di un guizzo di femminismo”. Il periodico Vita Universitaria, del 1939, titola «I professori ebrei eliminati dalle Università» e nel 1945 la Settimana Incom filma il ritorno in aula di bambini col grembiule e il fiocco.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(26 febbraio 2016)