Firenze – Don Meneghello, eroe silenzioso
“Fu uomo umile e riservato, ma tutt’altro che remissivo. Se questa grande opera di salvezza fu compiuta lo si deve infatti anche alla sua straordinaria forza d’animo”. Firenze, palazzo arcivescovile. In quella che fu per molti anni la sua casa, il cardinale Giuseppe Betori rende omaggio alla figura di monsignor Giacomo Meneghello, prete vicentino che al fianco di Elia Dalla Costa (di cui fu storico segretario) collaborò operativamente nella messa in sicurezza di molte centinaia di ebrei perseguitati dal nazifascismo.
“Mio padre lo chiamava ‘malach’, angelo. Tale resta nella nostra considerazione” spiega Cesare Sacerdoti, che fu nascosto bambino assieme al fratello Vittorio e ad altri familiari.
Parole che segnano la cerimonia di conferimento del titolo di Giusto tra le Nazioni da parte dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme, svoltasi questa mattina in una sala gremita di studenti delle scuole del territorio.
Al fianco di Betori l’ambasciatore israeliano Naor Gilon ricorda la sfida educativa di Yad Vashem e il suo ruolo nella costruzione di una Memoria viva e consapevole. “Ancora oggi, in alcuni paesi, portare la kippah costituisce un pericolo. Un fatto inaccettabile anche alla luce di terribile ferite che dovrebbero essere ancora fresche nella coscienza europea” sottolinea il diplomatico. Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica fiorentina, si sofferma invece sulle molte storie di coraggio che videro protagonisti esponenti del clero toscano. “Se siamo quello che siamo. Se abbiamo figli, nipoti e una vita comunitaria attiva – afferma – lo dobbiamo anche a persone come Giacomo Meneghello e ai tanti che, nel suo ambiente, scelsero di non abbracciare l’indifferenza”.
Ad essere letto anche un messaggio di adesione del rabbino capo Joseph Levi, impossibilitato a partecipare all’evento per motivi personali.
(8 marzo 2016)