Lo studente americano vittima del terrorismo
Taylor Force (1987-2016)
Il terrorismo palestinese continua a colpire indiscriminatamente. Solo nelle ultime ventiquattro ore, sei aggressioni, con Gerusalemme e Tel Aviv trasformate in teatri di violenza. Atti da condannare con forza, ha dichiarato il vicepresidente Usa John Biden in visita in Israele, denunciando il silenzio del presidente palestinese Mahmoud Abbas di fronte agli attentati. Atti orribili, li ha definiti Nicholas Zeppos, rettore della Vanderbilt University di Nashville, in Tennessee, esprimendo il suo dolore per la vittima dell’attacco terroristico di Jaffa, il ventinovenne Taylor Force. Il giovane è stato accoltellato a morte da un ventiduenne palestinese che ha ferito almeno altre dieci persone. “Ha privato la nostra famiglia della Vanderbilt di una giovane vita piena di speranze e di tutto quello che prometteva per rendere migliore il nostro mondo”, le parole del rettore della Vanderbilt, dove Taylor, studente e veterano di guerra americano, era iscritto. L’attentato di cui Force è stato tra le vittime rientra in una spirale di violenza che da ottobre non si è mai fermata e registra in queste ore una nuova ondata di aggressioni. Quello di Jaffa, infatti, era il terzo attacco terroristico della giornata e nelle scorse ore altri due gravi episodi si sono verificati a Gerusalemme, entrambi con scontri a fuoco. Due terroristi palestinesi a bordo di un veicolo hanno aperto il fuoco prima contro un autobus di linea a Ramot, nei pressi di Gerusalemme, senza però riuscire a colpire nessuno. Gli stessi hanno poi gravemente ferito una persona in un’altra sparatoria attuata sempre a bordo dell’auto presso la Porta Nuova della Città Vecchia di Gerusalemme, per poi venire uccisi da agenti delle forze dell’ordine israeliane.
Taylor Force, ventinovenne, era originario di Lubbock, in Texas. Dopo la laurea in ingegneria conseguita all’Accademia militare degli Stati Uniti e aver servito come ufficiale d’artiglieria nell’esercito, combattendo sia in Iraq sia in Afghanistan, si era iscritto per un master in management alla Vanderbilt University. A Tel Aviv si trovava proprio in gita con la scuola, e l’università ha fatto sapere che tutti i suoi compagni e professori non sono stati coinvolti nell’attacco. “Taylor è partito per questo viaggio al fine di ampliare la sua comprensione nel campo dell’imprenditoria globale e anche per condividere stimoli e conoscenze con le startup israeliane”, ha spiegato Zeppos. Force, ha proseguito il rettore, “rappresentava lo spirito votato alla scoperta, all’apprendimento e al servizio che è il marchio di fabbrica della nostra splendida comunità”. In un articolo pubblicato su Poets and Qants, un portale sulle università americane, in cui spiegava la scelta di studiare per un master alla Vanderbilt, lo stesso Taylor diceva di sé: “Oltre ad acquisire tutte le abilità per avere successo negli affari, desidero stabilire legami umani che resteranno per tutta la vita e amicizie con i miei compagni studenti americani e in tutto il mondo”. Alla luce di questa perdita, ha quindi concluso Zeppos, “possiamo come comunità trovare forza continuando nel nostro impegno a costruire e nutrire un ambiente educativo la cui missione fondante sia di espandere la pace nel mondo”.
Nelle stesse ore in cui si verificava l’attentato a Jaffa, il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden arrivava in Israele per una visita la cui prima tappa è stata un incontro con l’ex presidente israeliano Shimon Peres al Peres Center for Peace, nel corso del quale i due hanno appreso la notizia. In un faccia a faccia con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che aveva già denunciato il silenzio del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, Biden ha quindi usato parole forti di biasimo nei confronti non solo della violenza terroristica, ma anche contro la mancata condanna da parte della leadership palestinese. “Lo dirò senza mezzi termini: gli Stati Uniti d’America condannano questi atti e condannano chiunque manchi di fare lo stesso. Non è possibile che questo diventi un modus operandi accettato, non può essere visto da leader civili come un comportamento appropriato”, le parole di Biden. “Si tratta di una reazione che non può verificarsi nel XXI secolo. Si stanno colpendo civili innocenti, madri, donne incinte, adolescenti, nonni, cittadini americani – ha proseguito Biden – e non può esserci una giustificazione per questa violenza carica d’odio. Gli Stati Uniti sono fermamente schierati al fianco di Israele quando esso si difende, così come anche noi ci stiamo difendendo in questo momento”.
Un impegno esplicitato anche dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che ha diffuso una nota non appena Force è stato identificato come vittima dell’attentato. “Come abbiamo detto molte volte non vi è assolutamente nessuna giustificazione al terrorismo e continuiamo a incoraggiare tutte le parti a compiere passi concreti per ridurre le violenze e ripristinare la calma”, le parole del portavoce John Kirby, che ha espresso le condoglianze a famiglia e amici, ma anche a “tutti coloro che sono toccati da queste violenze senza senso”. Ma a risuonare più forti di tutte sono le uniche, pochissime parole diffuse dalla famiglia di Taylor, le parole semplici di un padre orgoglioso: “Era un bravo ragazzo”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(9 marzo 2016)