young engineers’ conference – Storia di un successo

tech-kids2“Hanno lavorato sodo e ce l’hanno fatta”. Questa è la storia di un successo, ambientata in un villaggio arabo tra Nazareth e la Galilea, come racconta Ruaa Omari, una delle protagoniste. Insieme ai suoi compagni di classe Tamim Zoabi e Masar Zoabi ha infatti vinto il terzo posto al concorso per le scuole Young Engineers’ Conference, un concorso israeliano in cui studenti delle scuole di tutto il paese propongono progetti nell’ambito delle scienze più disparate, dalla biotecnologia all’informatica. I tre costituiscono la prima squadra di ragazzi arabi a salire sul podio, garantendosi una borsa di studio che finanzierà parte del loro percorso universitario, grazie a una app che permette di spegnere gli incendi più facilmente, venendo in aiuto a un problema molto comune nella loro regione.
Tamim, Ruaa e Masar frequentano la scuola Bustan El-Marj, che fa parte di un network chiamato ORT Sci-Tech il cui scopo è ridurre il divario sociale offrendo un’educazione scientifica a studenti provenienti da ogni contesto economico. “La maggior parte dei genitori degli studenti del nostro istituto non ha un’educazione superiore”, ha spiegato alla Jewish Telegraphic Agency l’insegnante Shara Omari, che ha fatto da coordinatrice della squadra. “Lavorano nel campo dell’agricoltura o dell’industria, non in quello del high-tech o altri ambiti avanzati. Se gli studenti fossero cresciuti in un contesto dove i genitori hanno studiato – la sua convinzione – sarebbero andati più lontano”. Tuttavia, i tre ragazzi festeggiano per essersi garantiti il futuro accademico che le loro famiglie non avrebbero potuto permettersi, ma anche per il grande risultato ottenuto partendo da condizioni difficili.
I tre ragazzi hanno deciso di puntare tutto sulla risoluzione di un problema che conoscono fin troppo bene, dal momento che riguarda la zona in cui abitano. Ogni anno, gli incendi nelle foreste circostanti devastano l’area, dove si concentra una serie di villaggi poveri. Spesso il fuoco va avanti a bruciare per ore prima che uno dei pochi pompieri in servizio riesca a localizzarne la fonte e spegnerlo. Inizialmente, la squadra voleva costruire un robot ce potesse spegnerlo direttamente, ma per quello non c’erano abbastanza fondi. Si sono quindi buttati in una sfida meno poderosa, e hanno creato una applicazione che permette di localizzare l’idrante più vicino e la strada più facile perché i pompieri possano raggiungere l’incendio e spegnerlo. “In pratica, è come Waze”, ha sintetizzato Masar per la Jta, citando la popolare app israeliana che funge da navigatore. “Waze aiuta le persone ad arrivare in posti che non conoscono. Anche l’idrante potrebbe essere proprio lì accanto – sottolinea la studentessa – ma i pompieri potrebbero non saperlo e quindi non trovarlo. La nostra app mostra loro la strada”. Un’utilità che non è sfuggita ai giudici del concorso, con grande gioia dei tre giovani progettisti che hanno lavorato per anni con grande entusiasmo. “Sono sempre affascinato dalle novità, dalla tecnologia e dalle macchine – ha concluso Tamim – e questa è stata proprio una sorpresa”.

Francesca Matalon

(18 marzo 2016)