La riabilitazione è un gioco
A leggere il suo curriculum – professore all’Interdisciplinary Center (IDC) di Herzliya, una lunga esperienza di ricerca e sviluppo nel campo della riabilitazione cognitiva nelle più importanti strutture israeliane, master a Harvard in computer science e Phd in neuroscienze al Weizmann e anni di lavoro in compagnie come Microsoft USA, CogniTens, 3D Vision – ci si aspetterebbe di incontrare una matura professoressa vicina alla pensione. O forse un maturo professore: perché il nome, Son, fa pensare a un uomo. Invece sta per Sonia, una splendida quarantenne in jeans e dal viso acqua e sapone, che ti riceve in un ufficio ancora in allestimento, circondata da ragazzi che ridono e occupano tutte le stanze (bisogna sloggiarne due per l’intervista) impegnati davanti a video e tastiere. È la classica start up israeliana, idee, entusiasmo, allegria e zero lussi, in uno spoglio palazzo di Herzliya, sobborgo di Tel Aviv. “Ho lasciato la ricerca un anno fa – spiega Son Preminger – perché mi sono resa conto che ci sarebbero voluti anni, forse decenni, prima che il mio lavoro potesse incidere sulla società. Io voglio aiutare la gente, non solo studiarla”. Per questo ha fondato una start up sociale, e il suo primo prodotto è un software per la riabilitazione dei pazienti che hanno subito un ictus. “La rieducazione – sostiene – è l’unica possibilità di far ritrovare un livello di vita dignitoso a queste persone. Ma dopo i primi tempi in ospedale diventa molto costosa e complicata. Il terapista a domicilio, non tutti possono permetterselo: portare i degenti in un centro specializzato, può comportare per le famiglie un impegno molto oneroso, sia a livello economico che di tempo. Per questo, dopo la fase acuta, molti sono costretti a interrompere l’iter che li porterebbe alla ripresa delle facoltà lese dall’ictus”.
Intendu è stato creato per ovviare a questo problema. È un programma di riabilitazione personalizzato che funziona come un videogioco, studiato per sviluppare la capacità motoria e di linguaggio (le due facoltà generalmente più lese dall’ictus), attraverso dei semplici esercizi che ognuno può fare a casa, senza assistenza, anche più ore al giorno. La specificità di questo programma, vincitore del Harvard Business School New Venture Competition of Europe nel marzo scorso, è che si tratta di un programma “intelligente” capace cioè di adeguarsi ai progressi del paziente, ovvero di apprendere dall’interazione. Di solito i livelli dei programmi sono standard e non tengono presente che, per esempio, una persona può riprendere più facilmente a parlare che a muovere il braccio. Intendu invece è un software intelligente, capace di variare i programmi secondo il livello raggiunto in ogni momento. Il paziente si mette davanti al computer e, come in un videogioco, deve affinare le sue abilità: colpendo un bersaglio, convincendo un acquirente, spostando un oggetto. Gesti quotidiani, sfide contro il computer, reward system per i punti acquisiti. Ovviamente il tutto si basa su precisi studi di neuroscienze e lunga esperienza di riabilitazione, oltre che su capacità tecnologiche molto avanzate. Siamo ormai allo stadio dei computer intelligenti, in grado cioè di apprendere.
Ma i progetti di Son Preminger non si arrestano certo qui. Perché il sistema può essere applicato, oltre che alla riabilitazione da ictus, anche ad altri campi: per esempio quello della plasticità cerebrale, con esercizi che tengano in forma il cervello, ritardando l’invecchiamento e la perdita delle capacità cognitive. Videogiochi insomma per renderci più intelligenti attraverso il gioco: dalla ginnastica per il corpo.
Viviana Kasam, Pagine Ebraiche Agosto 2015
(20 marzo 2016)