ISTAT – MIUR – Seconde generazioni

istat da riformaPresentata il 21marzo a Roma presso il Centro nazionale delle ricerche (Cnr) la ricerca Istat sull’integrazione scolastica e sociale delle seconde generazioni in Italia. Un’indagine cofinanziata dall’Unione europea e dal Ministero dell’Interno, in collaborazione col Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), che ci mostra una mappatura aggiornata delle giovani generazioni figlie dell’immigrazione: chi è nato in Italia si sente italiano.
Quanti sono? Quanti nati in Italia? Come vanno a scuola e quali amici frequentano i figli della migrazione che vivono oggi nel Paese? E’ un tema, quello delle generazioni “seconde” (ovvero i minori che hanno cittadinanza straniera e vivono in Italia) che da tempo richiede attenzione: da parte della politica, della scuola e della società. Solo di qualche mese fa la prima revisione, parziale, dello “ius sanguinis” italiano, ora divenuto “temperato”, nella faticosa tensione verso una maggiore integrazione di questa generazione, costretta seppure nata in Italia, a rinnovare, per fare solo un esempio, anno dopo anno il permesso di soggiorno sino al raggiungimento della maggiore età.
La ricerca dell’Istat, promossa con l’Unione europea, il Ministero dell’Interno e in collaborazione col Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), consegna finalmente dati aggiornati su cui ragionare. Sono state prese come campione 1427 scuole secondarie (primo e secondo grado) statali su tutto il territorio nazionale con almeno 5 alunni stranieri. Come prevede la normativa italiana, sono stati considerati stranieri i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (poiché sprovvisti di cittadinanza italiana); quelli nati all’estero, e che hanno acquisito la cittadinanza italiana, sono stati considerati naturalmente italiani.
Vediamone alcuni dati significativi: gli iscritti alle scuole secondarie sono in Italia 148mila (primo grado) e 157mila (secondo grado). Sul complessivo della popolazione scolastica si parla di un’incidenza del 9,2%. Bambini e ragazzini che sono nati in Italia (30,4%), sono arrivati in Italia prima dei 6 anni (23,5%), tra i 6 e i 10 anni (26,2%), a 11 anni o più (19,9%). Poco meno della metà degli alunni nati all’estero vengono inseriti nella classe corrispondente alla propria età; quasi il 40% invece viene iscritto nella classe precedente. Poco meno di uno su tre dichiara di aver dovuto ripetere uno o più anni scolastici, mentre chi è nato in Italia ha un quota di ripetenti vicina alla media nazionale degli italiani (intorno al 15%).
L’andamento scolastico? Mezzo punto in meno, di media, in italiano e matematica (scuole secondarie) per gli studenti stranieri, con le dovute eccezioni: per esempio i ragazzi cinesi hanno voti superiori alla media in matematica. E quando suona la campanella? Il 21,6% dei ragazzi stranieri delle scuole secondarie di primo grado dichiara di non frequentare i compagni di scuola, contro il 9,3% degli studenti italiani. Il 13,8% degli alunni stranieri dichiara di frequentare solamente compagni stranieri, connazionali o con cittadinanze diverse dalla propria.
Alla domanda: vi sentite italiani? Risponde di sì il 38%; il 33% si sente straniero e il 29% preferisce non rispondere. Tra i ragazzi arrivati dopo i 10 anni quasi il 53% si sente straniero, a fronte del 17% che dichiara di sentirsi italiano. Tra coloro che sono nati in Italia la percentuale si capovolge: si sente straniero il 23,7%, mentre il 47,5% si sente italiano.
Anche docenti e dirigenti scolastici sono stati intervistati nell’ambito della ricerca, e ne risulta una maggiore consapevolezza rispetto al passato (73,1% dei dirigenti lo dichiara) della necessità di programmare adeguate strategie per un inserimento positivo dei ragazzi stranieri. Tra i docenti il 20,6% ritiene che il livello di integrazione sia ottimo e il 70,7% che sia buono. L’aumento della presenza di alunni stranieri nella scuola è visto positivamente dal 74,4% dei docenti. Gli aspetti problematici messi in luce sono le difficoltà linguistiche (evidenziate dall’89,2% degli insegnanti delle scuole secondarie).
Il futuro: quasi la metà tanto degli stranieri che degli italiani vede il proprio futuro in uno stato estero e non in Italia (46,5% degli stranieri, 42,6% italiani). Indipendentemente dalla cittadinanza, il paese che attira maggiormente i giovani sono gli Stati Uniti d’America (31,9% tra gli italiani, 30,1% tra gli stranieri); seguono Regno Unito e Germania.

Claudio Paravati per Riforma.it – 21 marzo 2016

(25 marzo 2016)