The Wolves of Tel Aviv
Un mercato multimilionario di transazioni on-line, poco (molto poco) regolamentato, che sembra più un gigantesco sistema di gioco d’azzardo usato per frodare ignari clienti in diverse parti del mondo (anche in Italia). Almeno è questo il quadro che emerge dalla lunga e articolata inchiesta condotta dal Times of Israel, sito di informazione israeliano, su quella che viene definita “la grande e immorale truffa delle opzioni binarie in Israele”. Parliamo di una vera e propria industria in cui girano centinaia di milioni di dollari, che impiega migliaia di persone che, secondo il Times Of Israele, “inganna cinicamente ingenui investitori in tutto il mondo con pratiche corrotte”. Con la promessa di soldi facili questo tipo di trading online “danneggia in modo drammatico le sue vittime e rischia di fare lo stesso con la reputazione d’Israele”, la denuncia della giornalista Simona Weinglass, che è andata a scavare a fondo in questo complesso ed etereo sistema di vendite di prodotti finanziari da parte di agenzie che giocano ai confini della legalità, spesso oltrepassandoli. Una dinamica che ricorda molto il film The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, in cui un broker senza scrupoli (interpretato da Leonardo Di Caprio, nell’immagine) guadagna milioni truffando centinaia di ignari investitori, mandandoli in rovina. E la dinamica è talmente simile, scrive Weinglass, che alcuni dei broker coinvolti nella vendita delle opzioni binarie sognano di diventare come Jordan Belfort, il protagonista del film di Scorsese, e lo citano persino parlando con i propri clienti. Quelli reali.
Per ricostruire la complessa struttura dietro alle aziende israeliane – con base a Cipro – che si occupano della vendita delle opzioni binarie (“strumenti derivati che funzionano con la logica della scommessa – spiega il Sole 24 Ore – Si chiamano binarie perché offrono solo due alternative, guadagno secco o perdita secca. Hanno due esiti possibili, ovviamente contrapposti. L’oggetto dell’investimento-scommessa può essere per esempio che l’indice Ftse Mib si trovi sopra 20mila punti a settembre 2013: se l’evento si verifica la scommessa è vinta, altrimenti la posta in gioco è interamente persa”), la giornalista parte dall’esperienza di Dan Guralnek, immigrato dall’Australia in Israele nel 2012, e con un esperienza, oramai lasciata alle spalle, in una di queste realtà di trading online a Tel Aviv. “Si tratta di gioco d’azzardo e tu sei l’allibratore”, spiega Guralnek, raccontando di come guadagnasse 1900 dollari al mese più commissioni vendendo opzioni binarie. Con lui, altri 50 dipendenti, la maggior parte dei quali immigranti che parlavano fluentemente diverse lingue ma mai in ebraico. “Il suo compito – spiega Weinglass – era quello di chiamare le persone in tutto il mondo e convincerle a ‘investire’ in quello che apparentemente era un prodotto finanziario, le ‘opzioni binarie’. I clienti venivano incoraggiati ad effettuare un deposito – ovvero inviare denaro alla sua azienda – e quindi usare quel denaro per fare “trading”: I clienti dovevano cercare di indovinare se una valuta o una merce sarebbe salita o scesa sui mercati internazionali entro un certo periodo di tempo, comunque breve. Se avevano previsto correttamente, vincevano denaro, – sottolinea la giornalista – tra il 30 e l’80 per cento della somma che avevano scommesso. Se si sbagliava, tutti i soldi messi su quello ‘scambio’ venivano persi e incamerati dall’azienda”.
Guralnek si rende conto ben presto che le persone più ‘investono’ più perdono soldi. Lui era stato incaricato di presentare l’opzione binaria appunto come un investimento e se stesso come un intermediario finanziario, ma quale investimento è se sai che con molta probabilità farai perdere tutti i soldi al tuo cliente? La domanda di Guralnek: “il cliente in realtà non compra nulla. Compra la promessa che la nostra azienda lo pagherà”. E ribadisce: “questo è gioco d’azzardo e noi siamo allibratori”.
Nell’articolo si spiega poi che questo tipo di operazioni, vietato in Israele dal 2014 su iniziativa dell’Israele Securities Authority, sono dirette per lo più a persone ignoranti, ai ceto meno abbienti, incapaci di valutare il rischio degli strumenti finanziari proposti. Sono persone che vivono in Europa ma anche in paesi arabi a cui i trader raccontano – stando alle testimonianze riportate nell’inchiesta – di essere dei manager professionisti, broker che hanno studiato in Inghilterra e lavorato in banca quando molto spesso hanno solo seguito dei corsi di formazione in cui viene spiegato come convincere il cliente a comprare. Inoltre, per i malcapitati attratti nella tela di queste compagnie, non è nemmeno facile uscire o recuperare i soldi. Prima infatti gli operatori cercano di convincere gli ingenui clienti a rimanere, poi, se proprio questi sono irremovibili, spariscono con i soldi. Il sistema on-line infatti permette a queste aziende di essere quasi impossibili da reperire e così chi ha perso i propri soldi non sa dove andare per chiederli indietro.
La questione è tanto diffusa da aver raggiunto l’attenzione di alcuni rabbanim, che hanno espressamente vietato di lavorare in queste aziende: “Amalek”, le ha definite un rabbino, rievocando la figura biblica che incarna il malvagio che vuole la distruzione di Israele. “Cosa succederà quando migliaia di turchi, di russi, di spagnoli, di italiani e di francesi si renderanno conto di essere rimasti vittima di una truffa operata in Israele?” si chiede la Weinglass.